Savaglio, dalle stelle alla Star

Il ritorno in Italia, la sfida da assessore regionale in Calabria, la rabbia di fronte alla mancanza di visione strategica: dialogo ai Raggi X con l’astrofisica Sandra Savaglio, che partendo dal cosentino ha conquistato il mondo


«Sono tanti i problemi in Italia per la ricerca scientifica. Uno dei problemi principali è che ci trattano come pezzenti, come potenziali truffatori». Queste le parole di Sandra Savaglio durante la giornata finale di SUDeFUTURI, a ottobre 2019 a Mondello.

La notizia era rimbalzata un po’ ovunque. La sottovalutazione della ricerca scientifica nel nostro Paese è sempre stata un cruccio dell’astrofisica di fama internazionale, da ormai sei anni divisa tra il Dipartimento di Fisica dell’Unical a Cosenza e l’European Southern Observatory a Monaco di Baviera. Nel nostro meeting Sandra Savaglio aveva ricordato anche quanto accaduto a Marica Branchesi: per «non avere inserito una busta bianca durante il concorso non l’ha vinto». Cervelli in fuga, eccessiva burocrazia. Due facce della stessa medaglia.

Savaglio e Branchesi, due grandi scienziate che il mondo ci invidia, entrambe messe in copertina dal Time, capace di riconoscere i talenti e di farle conoscere nel mondo quando in Italia venivano loro sbattute porte in faccia. Da poco sono finalmente state designate come componenti del Consiglio Scientifico dell’Inaf, Istituto Nazionale di Astrofisica. Ma che fatica.

TEAMWORKING, QUESTO SCONOSCIUTO

In Italia siamo così. Ci lamentiamo quando i giovani scelgono l’estero, ma non sappiamo trattenerli. Ci accorgiamo che sono dei talenti quando diventano punti di riferimento della ricerca scientifica internazionale. Ma continuiamo a non sapere né come trattenerli, né come farli tornare. L’emergenza Covid 19 ha sottolineato ancora di più il bisogno dei nostri talenti.

Cosa manca in Italia per recuperare almeno un po’ del tanto che si è perso?

«In qualsiasi domanda che compili per lavorare all’estero ti chiedono le tue attitudini al teamworking. All’estero è naturale analizzare la capacità a fare lavoro di squadra. In Italia, ancora più nel nostro Sud, in Calabria, non si sa nemmeno cosa sia».

Sandra Savaglio è una di quelle che in Italia ci è tornata. Per scelta. Aveva grandi progetti, per il suo dipartimento. E invece ha vissuto anche brutte esperienze. Perché essere ignorata, veder ignorate le proprie richieste, è un altro modo per sbattere la testa contro la negazione del lavoro di team. «Ti trovi in situazioni in cui non sai cosa fare. Come combatti contro l’ostruzionismo? Non prendo a gomitate l’universo, non cerco un premio Nobel, volevo solo fare il mio lavoro».

Sandra Savaglio durante la terza giornata di SUDeFUTURI 2019

ALLA SCOPERTA DELL’UNIVERSO

Il fatto è che Sandra Savaglio non arriva mai da sola. Con lei arriva la sua aura, che la accompagna ovunque. A questo notevole peso specifico si aggiunge il suo bagaglio professionale, il tanto che è e che ha fatto in campo internazionale. E che vorrebbe continuare a fare per la sua terra, per la sua Calabria. «Sono qui per aiutare. Non faccio la prima donna, ma non capisco quando mi mettono il bastone tra le ruote».

Laurea con lode in Fisica nel 1991 e dottorato all’Unical di Cosenza. Un post-doc in Francia.
Il professore con cui si laurea le dice: “Ho capito cosa vuoi fare, ma qui non si fa, non ancora. Puoi farlo da altre parti e poi eventualmente portarlo qui”. E così vola oltreoceano. Dal 2001 al 2006 docente alla Johns Hopkins University di Baltimora e in collaborazione con lo Space Telescope Science Institute. Poi il trasferimento in Germania, all’Istituto Max Planck per la fisica extraterrestre, dove ha creato il principale database sulle galassie con sorgenti di lampi di Raggi Gamma. Attiva nel progetto Gemini Deep Deep Survey. Premi e pubblicazioni scientifiche che non si contano più.

LE STELLE RITORNANO

How Europe lost its science stars: era gennaio 2004, l’aura austera e orgogliosa di Sandra Savaglio prendeva tutta la copertina del Time. Dieci anni dopo sarebbe tornata, ma forse non lo sapeva ancora.

Lavorare – e vivere – all’estero, in Usa e in Germania: quali differenze? Quali caratteristiche?

«Gli Usa sono molto stimolanti, ma l’ambiente è molto competitivo. In realtà sono troppo focalizzati su quello che stanno facendo. Può scoppiare la guerra mondiale prima che se ne accorgano. Ma sanno fare il lavoro al meglio, il che va benissimo: sono bravissimi. Dal punto di vista personale lavorare in Usa è molto formativo. Prendi coscienza di cose importanti, impari cose importanti. Come ad esempio la questione di genere: in Usa le donne sono molto combattive.

«La Germania è molto efficiente, hanno capito che se vuoi far lavorare le persone perché ti diano il meglio devi dare loro i mezzi. Ed i mezzi te li danno, tanti davvero. Ma è un ambiente a volte troppo rigido: le donne hanno più problemi, soprattutto nel campo scientifico. Lo sanno benissimo, perché i numeri parlano. Però sono bravissimi a prendere gli stranieri. Li accolgono, perché a loro interessa raggiungere il risultato. E se tu sei aperta come istituzione – e puoi pagare bene – riesci a permetterti di avere le persone migliori. Però hanno problemi un po’ all’italiana: ci sono gerarchi. La Germania è arrivata all’unità del Paese anni dopo l’Italia. Ma pur essendo stato un Paese diviso a metà per così tanto tempo è riuscito a ricostruirsi. Adesso dal punto di vista della ricerca scientifica è forte, ma siccome è un paese “perfetto” – perché loro sono convinti di essere perfetti – per me non va bene, non è il mio Paese. Qui sono contenta, con tutti i problemi che ho vissuto e sto vivendo».

USA O GERMANIA? ITALIA

Tra Stati Uniti e Germania vince l’Italia.
Forse è anche una questione di età: ce n’è una giusta per ogni Paese. Per prendere il meglio da ogni Paese, da ogni contesto diverso.
«Quando sei giovane hai più energia, più voglia di scoprire. Quando hai scoperto tutto ciò che dovevi scoprire viene a mancare lo stimolo, forse anche perché le cose le hai capite. E allora giri e rigiri, ma alla fine vuoi tornare a casa. Tornare a casa non è fare un passo indietro».

Non è un passo indietro, anzi: è andare avanti, lasciandosi alle spalle ciò che non ci è piaciuto. Ad esempio, la Germania. «Ho avuto problemi seri con i capi. Ho preso in giro un direttore durante un meeting interno molto partecipato, in cui se la prendeva con tutti. L’ho accusato di essere un papa durante l’inquisizione. Era per abbassare un po’ la tensione, per creare il clima giusto. Lui si è messo ad urlare in un modo assurdo: ero imbarazzata per lui. Nella mia grande ingenuità pensavo di fare una battuta, invece ho subito conseguenze terribili. Con un silenzio generale: nessuno ha osato dire che stavo facendo una battuta. Nessuno ha osato fiatare».

Eppure anche là, nella fredda Germania, ha scoperto l’orgoglio di essere italiana. Di più: calabrese. «Al termine del meeting si è avvicinata una ragazza. Torinese come te. È stata l’unica a parlare di ciò che era successo, per ringraziarmi. E mi ha detto una cosa che mi ha fatto felice: “Pensavo che fossi omertosa, come dicono tutti che sono i calabresi. E invece sei l’unica che ha denunciato. L’unica che ne ha avuto il coraggio”. Le persone in Germania possono avere atteggiamenti molto mafiosi: nascondono la propria frustrazione per non subire punizioni». Ma anche in Germania Sandra ha trovato l’Italia.

DAI TELESCOPI ALL’ASSESSORATO

Un ex cervello in fuga, ora cervello di ritorno, che si trova dall’altra parte della barricata. Dal 20 febbraio Sandra Savaglio non è più – solo – la scienziata che subisce le regole della burocrazia: è anche quella che alcune regole può scriverle, che può cambiare le cose.

“La presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, mi ha chiesto di fare parte della sua Giunta. La sua idea è che la ricerca debba avere un ruolo di primo piano. Non posso che condividere”. Questo il suo commento a caldo per la nomina di assessore con delega all’Università, Ricerca Scientifica e Istruzione.
Oggi continua a sorridere, quando le chiedo se si è pentita della scelta fatta. Sorride anche quando le chiedo di raccontarmi questi primi mesi di esperienza amministrativa.

«Non me l’ha prescritto il medico di fare questa cosa. La paura è grandissima: le aspettative sono tantissime, sto imparando a conoscere la struttura. Sono arrabbiata con una persona che mi ha fatto mobbing silenzioso in tutti questi anni in università: mi ha impedito di crescere, sono arrivata in Regione totalmente impreparata. Le cose da fare sono tantissime, arrivano vagonate di soldi, bisogna lottare contro la tanta incompetenza sparsa un po’ ovunque. È molto difficile: bisogna trovare le persone capaci interne alla struttura, farle crescere, dare loro fiducia. Voglio fare un team che funzioni. E ci sto mettendo più del previsto: non sapevo come funzionavano le cose, ho pagato l’inesperienza».

SMART ADMINISTRATION

Che in mezzo ci sia stato il blocco da Coronavirus è un dettaglio: lei non si è fermata un giorno. È smart, lavora da qualunque posto con un collegamento wireless. Wireless. Ad averlo, ovviamente. Il suo primo impatto con la Cittadella regionale di Germaneto non è stato tra i migliori. Ha portato il suo portatile, ha chiesto le password per la connessione. La risposta laconica: niente wireless.
«Pure il Mac Donald ha la rete, a Germaneto no, “per questioni di sicurezza”. I magazzini sono pieni di router, mai installati. Me ne sono fatta mettere uno per me, ora pare che li metteranno anche per gli altri. Ma questa l’ho trovata una cosa assurda. E poi si parla di agenda digitale?».

ASSESSORATO: PARTIRE DA UN’IDEA

Le competenze dell’assessorato guidato da Sandra Savaglio sono tante. Ma quali sono gli obiettivi?

«Partirà il nuovo Por, se non lo prolungano per il post Covid. Sono state fatte tante cose con i fondi che stanno per scadere, ma mancano quelle di qualità. Ci sono state “le piogge”, per dare soldi a tutti quanti. Ma questo tipo di fondi non può servire solo per gli stipendi: bisogna investire e fare almeno un progetto importante. Che so, nell’arte. Mi vengono in mente i bronzi di Riace, che valgono una visita in Calabria. Bisogna investire in qualcosa che sia ricordato».

La Calabria ha tanto da raccontare. L’assessore ne è convinta.
«Voglio che arrivi un messaggio forte: venite qui a fare le cose, perché qui ci sono persone geniali, stimolanti. Ci sono tanti ragazzi molto capaci: dobbiamo dare loro la possibilità di fare. Voglio lavorare perché dall’esterno, da fuori Calabria e Italia, vengano qui ad investire per fare qualcosa di veramente importante.
«Sto cercando di capire da che parte muovermi. Ci sono moltissime idee, bisogna trovare quelle giuste. E declinare uno o più grandi progetti a lungo termine, poi la pioggia, che non si può evitare.
«Agroalimentare, alta tecnologia, hi-tech, patrimonio storico e culturale: questi sono i temi su cui puntare. Ovviamente istruzione ed educazione sono fondamentali: bisogna insegnare ai ragazzi a prendersi responsabilità. Bisogna far fare loro le cose, dare loro i mezzi per farle, magari anche l’idea giusta. Ma poi lasciarli andare avanti da soli, far costruire loro un team, far realizzare le cose».

Un fiume in piena, quando parla degli obiettivi: educazione civica, politiche di genere, educazione alla sessualità, un percorso per formare gli insegnanti, anche in scuole estive, grandi progetti anche sulla salute, grandi eventi, la notte dei ricercatori.
«Soprattutto in questo periodo post Covid bisogna trovare nuovi schemi, nuovi modelli per fare le cose».

STAR: LA GRANDE SCOMMESSA

Fare team e mettere in rete le persone: Sandra Savaglio è stata chiamata sulla fiducia per portare in Calabria una ventata di novità e di risultati. E mette insieme le cose. Unisce i puntini. Così arriva una nuova sfida: investire sulle nuove scienze come la nano tecnologia.

Come Elettra, il Sincrotrone di Trieste, anche Cosenza (Arcavacata di Rende, per la precisione) ha una sua eccellenza: Star, una sorgente di raggi X ad alta energia nel campus dell’Unical, dove si trovano l’acceleratore di elettroni e la sorgente laser necessari per il suo funzionamento. Molteplici gli usi e le applicazioni in diagnostica per immagini ad alta risoluzione, da sistemi biologici/biomedicali a reperti di beni culturali o a materiali avanzati per le ingegnerie e le nanotecnologie. Un progetto incredibile nel polo tecnologico, un’infrastruttura che continua a crescere e ad essere finanziata (18 milioni di euro approvati dal Miur, Dipartimento per la Formazione Superiore e per la Ricerca, per l’upgrade di Star, Pon “Ricerca e Innovazione” 2014-2020).

«Possiamo portare qui, nel sud Italia, ricerche importanti. Ci sono persone che hanno studiato fuori e possono tornare a fare cose. Star è stata costruita negli anni ed è ferma perché non sappiamo come gestirla. Questa macchina tenuta ferma è una Ferrari tenuta nel garage perché non hai la patente, non puoi guidarla. E perché l’hai comprata? Perché mi piace. Ma mo’ prenditi la patente, o magari non prendertela tu, falla prendere a qualcun altro, ma guida questa macchina. Non puoi tenerla chiusa in garage».

Sandra Savaglio non le manda a dire da scienziata, né da docente, né tantomeno da assessore.

«Io faccio la scienziata, non sono una persona capace di gestire una macchina del genere. Star, unica in Italia e una delle poche al mondo, non la usa nessuno. Non è per cattiveria: è che ci sono anche persone brave, ma addormentate, senza capacità manageriale o strategica».

LA MANCANZA DI VISIONE

A proposito di strategie.

«L’anno accademico sta chiudendo. Per settembre si sta pensando di fare didattica on line. Le università sono indipendenti dall’istruzione, ma tutte sono d’accordo per iniziare con la didattica on line: sono partite molto prima dell’istruzione. Su 86 università in Italia – di cui 67 statali, tranne 3 tutte le altre sono d’accordo sulla ripresa on line a settembre. Faticosissimo per gli studenti. Ci siamo dovuti arrangiare, in emergenza. Ma adesso riprendiamo con le lezioni classiche, no?».

La rabbia di Sandra Savaglio è triplice: da assessore, da docente, da persona di buon senso.
«La Calabria ha contagi bassissimi, un ottimo indice. Le università calabresi potrebbero – dovrebbero – profittarne, comunicare che apriranno a settembre. E invece che fanno? Si adattano, confermano che la didattica sarà on line. La domanda è: vi siete bevuti il cervello?
«In Lombardia, in Veneto, nelle altre regioni il flusso di studenti è molto più importante, arriva da tutta Italia. La Calabria ha solo studenti calabresi – e pochi stranieri. Potremmo aumentare il numero di iscritti, aprendo alla didattica in presenza. E invece no. Si va on line.

E MILANO RINGRAZIA

«Bravi: continueremo a perderci almeno il 40% di studenti calabresi, che continueranno a iscriversi fuori, e frequenteranno da casa. Se non devo andare fuori sede, se non devo pagare l’affitto – diranno – intanto mi iscrivo alla Bocconi. C’è un senso in questo? Chi ha deciso per l’on line non vuole prendersi la responsabilità, se dovesse succedere qualcosa? Immagino cosa stanno dicendo a Milano di questa scelta: guarda queste pippe. Grazie».

Paola Bottero
Paola Bottero
Piemontese di origini, calabrese d’adozione, romana per scelta, ama la legge, l'informazione e la comunicazione. Giornalista d’inchiesta per le principali testate nazionali, portavoce di diversi ministri, capo ufficio stampa di gruppi parlamentari e di diverse cariche istituzionali, autore di innumerevoli format, conduttrice radiofonica e televisiva, narratrice e sceneggiatrice, docente di comunicazione e informazione, crede nella forza delle parole che creano contaminazioni di valori e di percorsi, quando accompagnano fatti reali.

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