giovedì, 6 Marzo 2025

Eleonora Giorgi, la tua bellezza salverà il mondo

Il funerale dell’attrice nella chiesa degli Artisti a Roma ed i passaggi salienti dell’omelia di monsignor Staglianò: ora la crisalide è diventata farfalla

La bara che contiene il corpo di Eleonora Giorgi entra in chiesa sulle note di Wish you were here dei Pink Floyd, brano scelto da lei. Gli ultimi mesi devono averle insegnato, come si chiedevano Roger Waters e David Gilmour, a distinguere paradiso da inferno, cieli azzurri dal dolore.
Per continuare a lottare e sorridere sarà stata costretta a guardare oltre, a cancellare l’apparenza che ormai per troppe persone è diventata sostanza e respirare del tempo che aveva davanti. Un tempo che si dilata e si restringe, apre e chiude ricordi ed emozioni. Tanti e comuni. Sia i ricordi che le emozioni.

Sono arrivati in centinaia e centinaia per dare l’ultimo saluto a Eleonora Giorgi. Più di un’ora prima dell’inizio del funerale, la basilica romana di Santa Maria in Montesanto, nota come Chiesa degli Artisti, in una piazza del Popolo silenziosa sotto un sole primaverile, è stretta nell’abbraccio di chi l’ha amata e continuerà ad amarla. Qualcuno mostra cartelli che ricordano l’attrice e l’accanimento della malattia che se l’è portata via a 71 anni. Una persona urla “Eleonora sei grande”, molti alzano gli smartphone per catturare i volti noti che circondano il carro funebre.

Con i figli Andrea Rizzoli e Paolo Ciavarro, Massimo Ciavarro e gli amici di sempre: Carlo Verdone, Christian De Sica, Massimo Ghini, Sergio Castellitto, Rita Rusic, Andrea Roncato, Gloria Guida, Barbara Palombelli. Telecamere, dirette video, interviste.
Poi parte la musica ed un lungo applauso accompagna il cammino del feretro sulle note e le parole scritte per Syd Barrett.

l’omelia di mons. Staglianò

“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Questa morte che ci accompagna da mattina a sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso, come un vizio assurdo”. Ad accompagnare cristianamente il passaggio terreno di Eleonora Giorgi è monsignor Antonio Staglianò, Presidente Path e da novembre rettore della Chiesa degli Artisti.

Suo il compito di spiegare il senso della morte. Il senso del dolore.

“Quel giorno sapremo, come un grido taciuto, come un silenzio che la morte è venuta: la morte di Eleonora è qui e adesso. Noi vogliamo sapere cos’è la vita e cos’è il nulla e vogliamo saperlo dal grido taciuto di Eleonora, dal silenzio della sua morte”.
“La morte rischia di essere disperante se chi continua a vivere – come i suoi figli, i suoi nipoti, tutte le persone che l’hanno amata e continueranno ad amarla – guardando lei in questa bara penseranno davvero che lei non ci sia più, perché è morta, perché è entrata nel nulla”.

la morte è un buco nero, il corpo è una stella che muore

“La morte è come un buco nero che assorbe tutta la luce e non la lascia uscire una volta che sei arrivato all’orizzonte degli eventi”. Un buco nero nel quale bisogna evitare di finire.
Ascoltando “il suono del suo silenzio” che dice “non è vero ciò che con i tuoi occhi pensi di vedere. Non è vero perché questo corpo che è qui in questa bara, questo corpo che io ho avuto – un corpo bellissimo, pieno di sensualità, pieno di emozioni –, questo corpo che io ho avuto non sono io. Il mio vero corpo adesso è come quando muore una stella“.

Monsignor Staglianò parte dall’astrofisica per spiegare qualcosa difficilmente comprensibile. Eppure il messaggio arriva.

la morte è la siepe dell’infinito di leopardi

“Noi siamo più che vincitori in virtù di Cristo, che ha vinto la morte per noi. Questa speranza non è la speranza delle illusioni della religione, di cui ci parla pure Leopardi. La morte è nulla, perché è la siepe che impedisce lo sguardo di orizzonti infiniti, di sovrumani silenzi, di profondissima quiete, che io mi posso soltanto immaginare, fingere, perché non posso vivere con l’angoscia di essere niente nella morte e quindi di essere niente nella vita”.

“La speranza cristiana invece dice a tutti gli esseri mortali: voi che siete mortali, voi che state per morire, voi che sicuramente morirete, ascoltate il vero messaggio della vita. La vita è eterna anche qui in questo tempo, in questa storia”.
“Voi che siete mortali ascoltate il messaggio della salvezza: voi non morirete mai. Questa è la verità: il corpo che ha avuto Eleonora negli ultimi tempi è stato umiliato dalla malattia. Un corpo tormentato dal dolore come il corpo di Gesù. Crocifisso, flagellato, coronato di spine, traboccante di sangue e lì, crocifisso”.

dio è sempre e solo amore. e anche noi siamo l’amore

Muti si entra nel gorgo della morte. Cesare Pavese lancia al mondo la parola più eloquente che sia mai stata ascoltata. Dio è amore, Dio è solo amore, Dio è sempre amore“.

“E poiché siamo stati creati nell’immagine nella somiglianza di Dio, veniamo a sapere che non abbiamo amore da elargire a qualcuno. Noi siamo l’amore, lo diamo a tutti”.

eleonora giorgi ha accettato la sfida del dolore

Eleonora, sapendo di avere un cancro, “accetta questa sfida del dolore”.
Cos’è la vita e che cos’è il niente della vita? “La vita è amore, è questa capacità di spingere nel legame di cura una relazione d’amore per la quale sono disposto a morire”.

Stiamo ascoltando “la parola del silenzio di Eleonora Giorgi”. Credenti e non credenti.
“Lo dico soprattutto ai credenti: smettiamola con questa fede che è un gioco di perle di vetro, un entrare o uscire dalle chiese, recitando anche preghiere che non toccano mai la carne dell’essere umano”.

dio c’è e ti sta aspettando, eleonora

“Dio c’è. Dio c’è ed è amore, solo e sempre amore. Adesso ti sta attendendo Eleonora, perché il tuo corpo che qui non c’è, se non espanso come energia dentro questo vuoto che a noi appare essere vuoto, in realtà è un intrecciarsi infinito di miliardi di miliardi di universi”.

quale bellezza salverà il mondo?

“Il vero corpo di Eleonora sta risorgendo dal suo buco nero, sta entrando in un buco bianco e la crisalide che ha rotto attraverso la morte è diventata farfalla. Adesso viaggia a una velocità superiore a quella della luce e va ad incontrare il suo Signore”.
“Tu hai avuto occhi per il dolore e la sofferenza di altri. Tu hai vissuto d’amore, quest’amore corporeo. Tu sei stato come il buon samaritano e così hai mostrato la tua bellezza: questa la bellezza che salverà il mondo. Dostoevskij non disse mai la bellezza salverà il mondo. Disse piuttosto quale bellezza salverà il mondo? La bellezza che salverà il mondo è quella del principe Miskin, della cura”.

“Il corpo vero di Eleonora non è questo, ma quello che si riempirà della luce della risurrezione, anche delle opere di carità, di bene, di amore, di felicità che voi figli e nipoti saprete generare nella vostra famiglia tra gli amici e nel mondo intero.
Eleonora sarà indimenticabile nelle tracce belle che ha lasciato, sarà indimenticabile per l’amore che ha sofferto e poi donato. Sarà indimenticabile per la libertà offerta nel perdono, che trasforma il fallimento nell’attesa di un dono: la gioia di un paradiso di pace, di luci e di amore per l’eternità”.

una sfumatura più bianca del pallido

Per l’uscita dalla chiesa degli artisti Eleonora Giorgi ha indicato all’amica Nicoletta Ercole una delle canzoni più struggenti di sempre. Se per l’entrata era andata indietro fino al 1975, per la chiusura delle sue onoranze funebri è andata ancora più indietro, al 1967, cancellando lo spazio e il tempo con A whiter shade of pale dei Procol Harum.

L’attacco di organo Hammond, che ricalca la terza Suite Orchestrale di Johann Sebastian Bach, è fra le note più riconoscibili di sempre del pop. E su quell’attacco la nostra Eleonora, ombra (sfumatura?) più bianca del pallido, ci ha salutati per sempre.

Sarà il brano, capace di evocare un’atmosfera che è un’emozione e insieme un’epoca. Sarà il mescolare spazio e tempo vedendola sorridere nelle sue pellicole più sensuali e poi ricordandola con lo stesso sorriso, ma provata nel dolore, negli ultimi tempi della malattia. Saranno le parole di familiari e amici. Sarà l’omelia che ha cercato domande e dato risposte.
Saranno tutte queste cose insieme, ma anche questa volta la purezza, il mistero, la forza nostalgica di A Whiter Shade Of Pale sono riusciti, come sempre, a commuovere.

E sì, deve proprio aver ragione mons. Staglianò: la sua bellezza può salvare il mondo. Oggi ne abbiamo bisogno più che mai.

Paola Bottero
Paola Bottero
JOURNALIST, STORYTELLER, VISION MAKER

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