domenica, 23 Febbraio 2025

Noa e Mira Awad ospiti a Casa Sanremo

Lunedì a Casa Sanremo l’incontro con la cantante israeliana Noa e la cantante palestinese Mira Awad, condotto dalla giornalista Grazia Serra

La cantante israeliana Noa sarà ospite di Casa Sanremo lunedì 10 febbraio dalle ore 19 per un Meet & Greet. Con lei la cantante palestinese Mira Awad. Conduce l’appuntamento presso la Lounge di Casa Sanremo la giornalista Grazia Serra. Entrambe le cantanti saranno protagoniste sul palco del Teatro Ariston il giorno seguente, martedì 11 febbraio, in occasione della prima serata del Festival di Sanremo quando si esibiranno insieme sulle note di Imagine di John Lennon.

Noa torna al Festival di Sanremo a 30 anni esatti dalla sua prima partecipazione, nel 1995 come ospite internazionale. Ha partecipato anche nel 2006 vincendo il Premio della Critica. Nel 2007 ha ricevuto l’onorificenza come Cavaliere della Repubblica Italiana e successivamente quella di Commendatore della Repubblica Italiana.

La sua esibizione al Festival anticipa l’uscita del suo nuovo album, The Giver: “Questo progetto musicale  – spiega Noa – nasce dalla crisi seguita al massacro del 7 ottobre, che ha scatenato una guerra su molteplici fronti, fisici, emotivi e ideologici, in Israele, Palestina e nel mondo intero. Il dolore e il lutto che stiamo vivendo hanno creato uno spazio per una riflessione profonda, che mi ha spinto a condividere i miei sentimenti, le mie idee e la mia visione attraverso la musica”.

mira awad e noa

Mira Awad, figlia di un medico arabo-palestinese cristiano e di una slavista bulgara, ha una carriera artistica incentrata sulla solidarietà.

«In un momento in cui la polarizzazione e la disumanizzazione sono ai massimi storici, il nostro messaggio di unione sembra più urgente che mai. Noa e io proveniamo da fronti opposti della narrazione israelo-palestinese e, sebbene non siamo d’accordo su tutta la terminologia, siamo assolutamente d’accordo sul punto più cruciale: dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere oggi per creare un futuro migliore in cui tutte le parti possano prosperare».
Il 7 ottobre anche per lei è stato «devastante. Ho pianto, mi sono addolorata e preoccupata per i miei amici e la mia famiglia in Israele, ma ero altrettanto preoccupata per la gente di Gaza. Sapevo che sarebbe seguita una rappresaglia israeliana e che il ciclo di spargimento di sangue sarebbe cresciuto. Come attivista per la pace, scelgo ogni giorno di svegliarmi e alimentare speranza, empatia e compassione. Questo è stato il mio percorso da molti anni. Dal 7 ottobre, la mia fede e la mia resilienza sono state messe alla prova più di una volta, ma non riesco davvero a vedere un’altra via d’uscita se non quella di lavorare per la pace. Il 7 ottobre è successo perché non siamo riusciti a risolvere il conflitto. Abbiamo permesso che persistesse uno status quo di occupazione e oppressione. Prego che questa volta riusciremo a raggiungere una risoluzione che garantisca libertà e sicurezza per tutte le persone tra il fiume e il mare. Altrimenti, il ciclo di violenza e rappresaglia continuerà».

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