Turismo e Mezzogiorno: dieci passi per il futuro

Previsioni rosee per il 2023: SRM spiega perché le imprese turistiche possono rispondere efficacemente ai cambiamenti ma servono politiche di gestione sia interne che territoriali


Nel 2023 si prevede, per l’Italia, il pieno recupero dei flussi turistici ed una nuova ripartenza soprattutto per il Mezzogiorno (il 101,5%, rispetto ai dati del 2019). Con questi numeri, si stima la realizzazione di un Pil turistico di circa 100 miliardi di euro di cui il 25% nel territorio meridionale (24,9 mld). È quanto emerge dal primo Rapporto Annuale Turismo & Territorio del SRM, il Centro Studi – collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo e sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo – specializzato nell’analisi delle filiere produttive e del turismo. L’attività di ricerca si focalizza, inoltre, sul settore logistico-portuale e sul comparto energetico.

Lobiettivo del rapporto è quello di svolgere un ruolo propositivo fornendo alla discussione territoriale e nazionale possibili linee di policy per la crescita sostenibile della filiera. La ricerca ha al centro il tema territoriale ed imprenditoriale della filiera turistica e sviluppa elaborazioni ed interpretazioni sulle tendenze e le caratteristiche del settore, con un’attenzione particolare al Mezzogiorno, tema maturato nel tempo sull’analisi delle dinamiche turistiche dei singoli territori regionali e di macroarea. Le analisi svolte hanno portato alla individuazione di 10 indicazioni per rafforzare i percorsi di crescita e sostenibilità della filiera turistica, specie al Sud. Le prospettive per l’immediato futuro lasciano buone speranze per il settore turistico nazionale e meridionale.

Le previsioni sul turismo 2023

Nel 2023 si prevede, per l’Italia, il pieno recupero dei flussi turistici ed una nuova ripartenza soprattutto per il Mezzogiorno (il 101,5%, rispetto ai dati del 2019). Con questi numeri, si stima la realizzazione di un Pil turistico di circa 100 miliardi di euro di cui il 25% nel territorio meridionale (24,9 mld).

Il nuovo scenario evidenzia, quindi, un «riavvio» del turismo ma con profonde «mutazioni» e forte attenzione ai nuovi driver di sviluppo quali sostenibilità e ambiente, cultura, enogastronomia e nuovi tematismi naturalistici, tecnologia e digitalizzazione, qualità della sanità. Le imprese turistiche possono rispondere ai cambiamenti ma servono politiche di gestione sia interne che territoriali.

  1. L’impresa è al centro delle strategie di crescita e di sostenibilità della filiera turistica. In un contesto caratterizzato da crescenti e profonde trasformazioni tecnologiche e ambientali e da una domanda più globalizzata, evoluta e personalizzata, le imprese meridionali, e non solo, devono puntare maggiormente alla qualità dell’offerta e dei servizi connessi in modo da associare alla presenza turistica un sempre maggiore valore economico-finanziario. Questa è una delle chiavi vincenti per la valorizzazione del ricco e variegato patrimonio turistico di cui il territorio è dotato.
  2. Per garantire un servizio di qualità è necessario un adeguato dimensionamento delle imprese, attraverso anche collaborazioni e reti, soprattutto al Sud. La prevalenza di strutture di piccola dimensione ha reso nel passato il settore più vulnerabile ai vari shock, mentre la maggiore strutturazione aziendale ha evidenziato una migliore capacità nel superare le varie criticità. Particolarmente evidente nel Sud è la correlazione positiva tra dimensione delle strutture e crescita di fatturato ed investimenti.
  3. Investire su obiettivi “ESG e digital” rappresenta il nuovo fattore di competitività. L’attenzione alla riqualificazione del patrimonio esistente, in una logica “green”, “health,” e “social”, unita ad una più ampia gamma di servizi, incontra le più evolute esigenze sia dei turisti che del mercato. La filiera turistica pone sempre maggiore attenzione alla sostenibilità e digitalizzazione dei servizi: il 46% delle imprese meridionali (35% in Italia) intende accrescere gli investimenti su tali obiettivi (nel solo Mezzogiorno attualmente pari a 170 mln €).
  4. Più l’offerta turistica è “integrata”, più alto è il valore per le imprese ed il territorio. Unire all’offerta balneare, tipica del Mezzogiorno, le potenti attrazioni culturali, enogastronomiche e naturalistiche di cui è ricco, accresce l’impatto economico del turismo sul territorio. A conferma, si evidenzia che il moltiplicatore delle presenze in un sistema con un’offerta “integrata” (cultura, enogastronomia, natura) è significativamente superiore a quello monotematico (di tipo balneare) passando da 128,2 € a 149 €.
  5. Un territorio che offre un turismo “pluritematico” è vincente se accessibile e connesso. La possibilità di visitare un territorio con una pluralità di destinazioni e di attrazioni è, infatti, strettamente interrelata con la possibilità di raggiungerlo e di muoversi agevolmente all’interno, e ciò è tanto più importante quanto più le aree sono periferiche e/o caratterizzate da una maggior dispersione dei siti e delle destinazioni turistiche.
  6. Aree interne e borghi d’interesse storico/artistico sono destinazioni da sviluppare. Una loro riscoperta nel Sud (e nel resto del Paese), infatti, traducendosi in un’offerta più ampia e variegata, potrebbe favorire processi di destagionalizzazione e far calare, almeno in parte, la pressione (overtourism) sulle località turistiche principali che indebolisce il potenziale economico e attrattivo di territori.
  7. Formazione, competenze e professionalità sono centrali per gestire le trasformazioni competitive. In un turismo sempre più digitale, tecnologico ed internazionale è necessario, per vincere la competizione globale, investire nella formazione scolastica, professionale e manageriale. Parallelamente oggi è urgente agire sulle problematiche occupazionali connesse al turismo che riguardano tanto l’aspetto quantitativo quanto quello qualitativo.
  8. La semplificazione dei processi burocratici e regolamentari fa rima con competizione. La competitività a livello internazionale dipende anche da una governance efficiente, rapida e quanto più possibile flessibile, in termini normativi e regolamentari. Per poter “giocare alla pari” con gli altri Paesi, emerge dal sistema turistico l’esigenza che le norme siano chiare, dirette e rispettate da tutti gli operatori del mercato. Questo favorirebbe anche la lotta al sommerso che limita il potenziale di crescita economica e la qualità dell’offerta.
  9. Riforme, progettualità e risorse si legano tra loro per il successo della filiera turistica. Su questa strada va anche il PNRR che prevede, in particolare per il Mezzogiorno, una mole di risorse mai avuta in precedenza. Queste, unite a tutte le altre disponibili (come quelle legate alla nuova Programmazione 2021/2027), possono contribuite ad accrescere la competitività delle imprese turistiche agendo da leva per gli investimenti. È importante non perdere questa occasione di rilancio.
  10. Si vince tutti insieme! Per condurre il Mezzogiorno su un percorso di “affermazione turistica” nazionale ed internazionale e di grande impatto economico è necessario che tutti gli attori coinvolti – dalle imprese alle Istituzioni pubbliche, dalle Associazioni di categoria al sistema finanziario – collaborino tra loro. La creazione di una rete si configura, quindi, come uno dei presupposti necessari per delineare un sistema di sviluppo territoriale condiviso e che abbia il turismo al centro delle sue strategie.

SRM ha sede a Napoli e realizza i suoi studi con una visione euro-mediterranea. Dalla pluriennale esperienza di studi e analisi di SRM sulle dinamiche turistiche territoriali nasce l’Osservatorio annuale sul Turismo, una filiera particolarmente rilevante in Italia e soprattutto nel Mezzogiorno per il suo grande impatto sociale ed economico. 

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