Secondo Svimez i fondi assegnati non sono legati agli effettivi bisogni dei territori: Napoli e Palermo tra le ultime quindici province nella graduatoria per risorse pro capite
La finalità di coesione territoriale del “PNRR della scuola” è a rischio. I criteri ministeriali di riparto delle risorse a livello regionale non hanno tenuto conto dell’eterogeneità interna alle singole regioni in termini di fabbisogni di investimenti. Il sistema dei bandi competitivi ha spesso penalizzato i territori con carenza di servizi e strutture (tempo pieno, palestre, mense), anche a causa della debolezza delle amministrazioni. Il rischio è che aumentino le disuguaglianze territoriali, soprattutto all’interno dello stesso Mezzogiorno.
Continua il monitoraggio della SVIMEZ sugli stanziamenti e sull’attuazione del PNRR. L’ultimo numero di Informazioni SVIMEZ (“Asili nido e infrastrutture scolastiche: il PNRR non colmerà i divari territoriali”) è dedicato al tema dei servizi per la prima infanzia e dell’istruzione: settori interessati da profondi divari territoriali nella dotazione di infrastrutture adeguate, nella quantità e qualità dei servizi offerti a bambini e alunni, negli esiti dei processi di apprendimento e formazione.
La qualità e l’adeguata dotazione di infrastrutture scolastiche e per la prima infanzia rappresentano elementi strategici per la riduzione dei divari territoriali nella partecipazione femminile al mercato del lavoro e nell’accumulazione di capitale umano. Al Nord, il tasso di occupazione femminile tra i 25 e i 49 anni scende dall’85% per le donne senza figli al 66% per le madri con figli di età inferiore ai 6 anni (-22%). Nel Sud cala in maniera ancora più accentuata: dal 58% ad appena il 38 per le donne con figli in età prescolare. Anche per la carenza di servizi per l’infanzia, nelle regioni meridionali la maternità riduce il tasso di occupazione delle giovani donne di oltre un terzo.
Lo studio fornisce una prima fotografia della capacità del PNRR di favorire il riequilibrio territoriale con riferimento a cinque linee di investimento: asili nido, mense, palestre, riqualificazione dell’edilizia scolastica e costruzione di nuove scuole. Le analisi si basano su una ricostruzione dei decreti di riparto regionali e delle graduatorie dei progetti dei Comuni ammessi al finanziamento. I progetti finanziati in ciascuna provincia italiana sono stati messi a raffronto con i relativi indicatori di bisogno.
I divari territoriali nella filiera dell’istruzione
Nelle regioni del Mezzogiorno tutti gli indicatori considerati registrano valori sensibilmente più contenuti rispetto al Centro-Nord, ma con profonde differenze interne alle macro-aree. I divari regionali più marcati si osservano per la disponibilità di mense scolastiche, la cui assenza limita la possibilità di offrire il tempo pieno. Meno del 25% degli alunni meridionali della scuola primaria frequenta scuole dotate di mensa (contro circa il 60% nel Centro-Nord); meno del 32% dei bambini nel caso delle scuole dell’infanzia (contro circa il 59% nel Centro-Nord). Le situazioni più deficitarie interessano Sicilia e Campania, con percentuali inferiori al 15%. Dato molto preoccupante se paragonato al 66,8% raggiunto dall’Emilia-Romagna e al 69,6 % della Liguria. Il Mezzogiorno soffre inoltre di un grave ritardo nell’offerta di servizi per la prima infanzia: le regioni meridionali più distanti dall’obiettivo del LEP dei posti autorizzati da raggiungere entro il 2027 (il 33% della popolazione di età compresa tra 3 e 36 mesi) sono Campania (6,5), Sicilia (8,2), Calabria (9) e Molise (9,3)
Gli investimenti pubblici per studente prima del PNRR
Dai dati di spesa pubblica di fonte Conti Pubblici Territoriali risulta che il progressivo disinvestimento dalla scuola ha interessato soprattutto le regioni meridionali: tra il 2008 e il 2020, la spesa per investimenti nella scuola si è ridotta di oltre il 20% al Sud contro il 18% del Centro-Nord. Nel 2020, a Sud risultano investimenti pubblici per studente pari a 185 euro, contro i 300 del Centro- Nord. Un differenziale di spesa che tende ad amplificare ancora di più i divari.
L’occasione del PNRR: 11 miliardi per asili e scuole
Le risorse del PNRR rappresentano un’occasione unica per colmare i gap territoriali nella filiera dell’istruzione. Le risorse disponibili sono pari a 11,28 miliardi di euro, di cui 10,73 risultano assegnati agli enti territoriali. Il “Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” e il “Piano di messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole” concentrano circa l’80% delle risorse stanziate; agli interventi per mense e palestre sono destinati circa 600 milioni e alla costruzione di nuove scuole 1,2 miliardi circa.
Le quote previste per il Sud dai decreti, solo in parte raggiunte
Per la realizzazione di nuove scuole e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, si è confermata sostanzialmente la “quota Sud” rispetto a quella prevista dai criteri ex ante fissati dai decreti ministeriali di riparto. Con riferimento agli asili nido, si è determinata una riduzione di 3 punti (52%). Le “quote Sud” delle linee di investimento per mense e palestre sono risultate ridimensionate rispetto alle previsioni dei decreti di riparto delle risorse del MIM (41 contro 57,9% per le mense e 43 contro 54,3% per le palestre) per motivazioni diverse per le due linee di intervento.
La distribuzione territoriale delle risorse
Sebbene la “quota Sud” sia stata rispettata, gli enti territoriali delle tre regioni meridionali più popolose – Sicilia, Campania e Puglia – hanno avuto accesso a risorse pro capite per infrastrutture scolastiche inferiori alla media italiana, nonostante le marcate carenze nelle dotazioni infrastrutturali che le contraddistinguono.
La distribuzione provinciale delle risorse assegnate ai Comuni segnala significative differenze intra-regionali, soprattutto nelle regioni più grandi: in quasi tutte quelle meridionali, la provincia con il maggior fabbisogno di investimenti non coincide con quella che ha ricevuto le maggiori risorse pro capite. Questa situazione caratterizza, in particolare, Napoli e Palermo che si trovano tra le ultime quindici province nella graduatoria per risorse pro capite assegnate pur avendo, ad esempio nel caso delle mense, una percentuale bassissima di alunni che possono usufruirne (rispettivamente 5,7 e 4,7).
Lo studio propone inoltre un’analisi di correlazione a livello provinciale tra indicatori di fabbisogno e risorse allocate per verificare se, e in che misura, l’allocazione degli stanziamenti ha rispettato la finalità di riequilibrio territoriale del PNRR. I risultati mostrano che l’ammontare di risorse assegnate non sono legate ai fabbisogni effettivi dei territori. Solo nel caso del Piano asili nido le risorse assegnate aumentano con il fabbisogno, in linea con le finalità perequative.
La SVIMEZ evidenzia che: 1) la mancata mappatura iniziale dei fabbisogni si è riflessa in un’allocazione delle risorse che ha penalizzato alcune realtà meridionali; 2) Per le risorse assegnate attraverso procedure a bando risultano differenze tra province, non correlate al fabbisogno infrastrutturale.
La SVIMEZ propone: 1) di superare l’approccio dell’allocazione delle risorse mediante bandi competitivi che penalizzano le realtà con minore capacità amministrativa, attraverso una identificazione ex ante degli interventi sulla base dei fabbisogni reali; 2) un’azione di riprogrammazione delle risorse per la coesione che consenta di completare, dopo il 2026, il percorso di riduzione e superamento dei divari territoriali nelle infrastrutture scolastiche: con le risorse europee del FESR (regionale e nazionale) e con il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027.