Cultura e Turismo: binomio di sviluppo per l’Italia e il Mezzogiorno

Cultura e turismo sono da sempre una leva importantissima per l’economia italiana. 58 siti Unesco, città d’arte, piccoli borghi, siti archeologici, mare, montagna e buon cibo: al Belpaese non è mai mancato nulla, ma il Covid ha segnato una grande battuta d’arresto nel settore. Sulla base del rapporto di Federturismo, solo nel 2020 la spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione è tornata ai livelli del 2000: dai 73 miliardi nel 2019 si è ridotta a 56 miliardi. Il turismo ha registrato una flessione di 27 miliardi, pari al -61% rispetto al 2019, con una diminuzione degli arrivi stranieri del 74% e degli arrivi domestici del 44,2%.

il Mezzogiorno e le potenzialità inespresse

Il Mezzogiorno, nonostante la propria ricchezza, continua ad essere in ritardo anche nel settore turismo e anche prima della crisi pandemica. Nelle regioni del Sud e nelle Isole è presente il 25% del patrimonio culturale nazionale (musei, monumenti e aree archeologiche), vale a dire 1.150 dei 4.588 siti culturali italiani. Peccato che non sappia valorizzare le proprie ricchezze. Secondo un rapporto di Formez del 2015 è fortissimo il divario tra Nord e Sud. Ci sono regioni ricchissime ma che “scontano la mancanza di politiche di sviluppo che ne valorizzino al meglio le potenzialità. Basti pensare che in quell’anno la Sardegna accolse circa 900mila turisti stranieri in un anno, la Calabria 220mila, mentre in Veneto ne arrivarono 13 milioni, in Toscana circa 8 e in Trentino Alto Adige oltre 5 milioni. Alla grande ricchezza del tessuto culturale del Mezzogiorno non però, un’altrettanto ampia fruizione di questo patrimonio. Il Mezzogiorno non riesce ad affermarsi nel panorama turistico internazionale per un sistema di infrastrutture carente e per la stagionalità dei flussi turistici (il 69,9% delle presenze nel Mezzogiorno si concentra nel periodo giugno-settembre).

In tempi più recenti, anche il Ministro della Cultura Dario Franceschini ha rilevato il potenziale inespresso del Sud. Intervenendo ad un convegno a Napoli a novembre ha affermato che “Le potenzialità del turismo nel Mezzogiorno sono ancora inespresse. I numeri ci dicono che nemmeno il 20% dei turisti internazionali che arrivava in Italia nel 2019, prima della pandemia, è andato a visitare il Sud d’Italia. Nonostante la quantità infinita di meraviglie artistiche, paesaggistiche e di beni culturali unici al mondo”.

fortissime le disparità sul territorio

Secondo Openpolis, si trovano tutti al Sud i comuni con più di 200mila abitanti che spendono meno per il settore: sono Bari (39,72), Napoli (18,47) e Messina (11,82). La Toscana è la regione con la maggior quantità di musei e monumenti di interesse storico-artistico (553). Seguono Emilia-Romagna (454) e Lombardia (433). Tra le città più popolose, Trieste e Firenze sono quelle in cui le uscite superano i cento euro pro capite. Seguono Bologna (73,83) e Venezia (71,41). Si trovano in fondo Torino (51,06 euro pro capite), Genova (47,86) e Bari (20,06).

un asset strategico per il Pnnr

Il Mezzogiorno nel Pnrr gioca un ruolo fondamentale, essendo del 40% la percentuale delle risorse che andrà alle regioni del Sud. Dopo mesi di inattività e incertezze, cultura e turismo continuano a essere tra i settori più colpiti dalla crisi pandemica e il Pnrr li considera un asset strategico per la ripresa del paese, prevedendo investimenti sostanziali per ridurre le perdite. Turismo e Cultura sono due settori strettamente legati tra loro, e il Pnrr li accoppia nella componente tre della Mission 1: “Turismo e Cultura 4.0“, a cui il piano destina 6,68 miliardi di euro. La Componente 3 ha l’obiettivo di rilanciare i settori economici della cultura e del turismo, che nel nostro sistema produttivo hanno un ruolo fondamentale, perché espressione del brand Italia e per il peso nell’economia nazionale – il solo turismo rappresenta circa il 12% del Pil.

Una prima linea di interventi vuole valorizzare siti storici e culturali, volti a migliorare capacità attrattiva, sicurezza e accessibilità dei luoghi. Gli interventi sono dedicati ai grandi attrattori – quindi i siti più conosciuti d’Italia – , ai siti minori, come i borghi, e alle periferie urbani per valorizzare i luoghi identitari e rafforzarne nel tempo il tessuto sociale. Gli interventi sono abbinati a sforzi di miglioramento delle strutture turistico-ricettive e dei servizi turistici, al fine di migliorare gli standard di offerta e aumentare l’attrattività complessiva.

Non sono il Pnrr: anche la politica di coesione UE 2021-2027 inserisce la Cultura nell’obiettivo di policy “Un’Europa più sociale” un nuovo obiettivo specifico per il rafforzamento del ruolo della cultura e del turismo sostenibile nello sviluppo economico, nell’inclusione sociale e nell’innovazione sociale.

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