Da Nord a Sud in Italia si muore di lavoro

Giuseppe Lenoci, sedicenne originario di Fermo, era a bordo di un furgone di una ditta di termo-idraulica, per cui stava svolgendo uno stage, quando il mezzo è finito fuori strada contro un albero. È morto sul colpo. Meno di un mese fa Lorenzo Parelli, studente 18enne di Castions di Strada (Udine), è morto nell’ultimo giorno di uno stage scolastico (alternanza scuola lavoro) in fabbrica. 

Questi sono solo due dei più recenti esempi dei terribili fatti di cronaca che nell’ultimo anno hanno tempestato gli organi di stampa nazionali. Parliamo di un fenomeno tristemente noto in Italia: le morti bianche, dove l’aggettivo bianche sta a significare l’assenza di una mano direttamente responsabile per il decesso del lavoratore. 

Nel 2021 più di mille morti in dieci mesi

Oltre alla terminologia, d’effetto ci sono anche i dati raccolti nel Bollettino trimestrale Inail con riferimento alle denunce di infortunio e malattie professionali nel 2021.

Nell’anno appena passato sono morte più di tre persone al giorno nell’esercizio della propria attività lavorativa. Più di 1000 morti in dieci mesi. Tra gennaio e ottobre 2021 le denunce di infortunio sul lavoro sono state oltre 555 mila in più rispetto all’anno precedente.

Qui però occorre fare una precisazione. I dati contenuti nel Bollettino comprendono anche le denunce relative alle infezioni da Covid-19 contratte sul luogo di lavoro o a causa dello svolgimento di attività lavorative o in itinere – vale a dire durante il normale percorso di andata e ritorno dall’abitazione al posto di lavoro, durante il normale tragitto che collega due luoghi di lavoro (in caso di rapporti di lavoro plurimi) o durante il percorso di andata e ritorno da luogo di lavoro a quello di consumazione dei pasti.

Con riferimento alle morti causate dal Covid-19, particolarmente amplificate durante marzo 2020, si precisa che il confronto tra i primi 10 mesi del 2020 e del 2021 richiede prudenza, a causa della “tardività” nella denuncia. 

L’analisi territoriale

Nonostante questa avvertenza, l’analisi territoriale delle denunce di infortunio rilevate nel 2021 evidenzia, rispetto al 2020, aumenti del 6,37% per il nord est, del 5,21% per il centro, del 4,83% per le isole e dello 0,11% per il sud. In controtendenza il nord ovest, con una diminuzione del 9,24%.  

Al Sud le regioni che mostrano un numero maggiore di denunce rispetto all’anno precedente sono la Sicilia (+ 1504), la Calabria (+735), la Basilicata (+273) e il Molise (+228). Campania e Puglia, invece, sono in controtendenza e mostrano diminuzioni rispettivamente di -1684 e -102. 

Per quanto riguarda le denunce di infortunio con esito mortale, l’analisi territoriale per macroaree geografiche evidenzia, per il 2021, aumenti per il nord est dove gli episodi mortali sono passati da 207 a 226 (+14,05%), per il sud da 209 a 271 (+12,37%) e per il centro che è passato da 183 casi a 196 (+5,58%). Diminuzioni si rilevano per il nord ovest (-26,35%) e per le isole (-17,14%), dove il numero dei decessi, invece, è calato rispettivamente da 363 a 254 e da 74 a 70.

Quella dei morti sul lavoro è una vera e propria strage che non discrimina tra nord e sud. Ad ottobre il governo è intervenuto con un provvedimento per modificare e assestare il Testo unico sulla sicurezza del lavoro al fine di  “incentivare e semplificare  – si legge nella bozza di testo – l’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro ed il coordinamento dei soggetti competenti a presidiare il rispetto delle norme prevenzionistiche”

Il piano dell’esecutivo ha previsto anche l’inasprimento delle pene e sanzioni tempestive per le aziende che non rispettano gli standard di sicurezza del lavoro. A settembre il ministro Orlando aveva sottolineato la necessità di un potenziamento delle competenze e dell’organico dell’Ispettorato del Lavoro, accelerando l’assunzione di 2300 ispettori del lavoro. Tra gli altri provvedimenti, la raccolta di informazioni in una banca dati centrale per le sanzioni alle imprese, che permetterebbe di razionalizzare le informazioni raccolte da Inail, Asl e ispettorato nazionale. Il meccanismo è stato proposto dai sindacati e fungerebbe da patente a punti per le ditte. 

Intanto questa guerra silenziosa continua a mietere vittime. E non c’è provvedimento del governo che possa consolare il dolore e la perdita delle famiglie che, ingiustamente, sono state private dell’affetto dei propri cari. Perchè dietro ogni statistica e numero ci sono delle persone, ciascuna con la propria storia.

Per rimanere aggiornati sull’andamento del fenomeno, qui trovate il link del progetto “Morti sul lavoro”, de La Stampa.

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