Salute mentale al servizio dei cittadini: nasce lo psicologo di base

#PsicologoDiBase: un hashtag che popola le home dei social da qualche settimana, quando la Regione Lombardia ha approvato all’unanimità la mozione del consigliere regionale Niccolò Carretta. La notizia ha avuto una forte risonanza anche perché la Camera dei deputati aveva da poco bocciato l’introduzione del bonus psicologico dalla Legge di Bilancio 2022, suscitando grande scontento nell’opinione pubblica. E così alcune regioni si sono rimboccate le maniche e hanno fatto da sole.

Vincenzo De Luca su Facebook

La prima regione ad aver istituito la nuova figura è stata la Campania. Dopo l’ok della Corte Costituzionale è infatti entrata in vigore la legge regionale che introduce il servizio della “Psicologia di base”. È del 13 dicembre la bocciatura da parte Consulta del ricorso del Governo contro la Regione. Una sentenza storica che a dato il via libera ad altre regioni. In cosa consiste la nuova professione?
Lo psicologo di base opererà nelle Asl in collaborazione con il medico di base e il pediatra di libera scelta e vuole garantire il benessere psicologico nell’ambito della medicina di base. Qualsiasi cittadino residente nella Regione Campania può richiedere l’assistenza presentendo richiesta da parte di un medico di base. La sua azione è vicina alle realtà di vita degli utenti, alle famiglie e alla comunità, fornisce un primo livello di assistenza psicologica, di qualità, accessibile ed efficace integrato con gli altri servizi sanitari.

Anche la Sicilia ha iniziato il percorso per l’istituzione della figura di supporto gratuito per integrare l’azione dei medici di base e dei pediatri nel fornire assistenza ai cittadini. “La finalità – così Gaetana D’Agostino, Presidente Ordine Psicologi Sicilia – è quella di creare un servizio di psicologia di base che possa intercettare e diminuire il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione, costituendo un filtro sia per i livelli secondari di cure che per il pronto soccorso, favorendo il benessere dell’intera comunità”.
Timidi passi in avanti anche in Calabria, dove sono state presentate due proposte di legge per l’introduzione dello psicologo di base e quello scolastico. Il 21 gennaio la Vice Presidente della Regione Giuseppina Princi ha ricevuto una rappresentanza del Gruppo di “Professione Psicologo”, da anni attivo sul territorio per la promozione e la tutela della professione psicologica in Calabria. Durante l’incontro sono state illustrate le due proposte e tutte criticità del sistema sanitario regionale in materia di benessere psicologico. La Calabria infatti è una delle regioni meno attrezzate: ha pochissime strutture residenziali e semiresidenziali e la dotazione del personale del settore risulta inferiore del 24%.

In Lombardia è stata approvata la mozione ma tocca ora alla Giunta regionale dover stabilire come e in che modo inserire la figura dello psicologo di base per tutti i cittadini in cerca di supporto. Il Friuli Venezia Giulia sta procedendo in questa direzione. Diverso è il caso del Lazio: qualche settimana fa il Governatore Nicola Zingaretti avevo istituto un fondo da 2,5 milioni per la salute mentali dei più giovani e dei soggetti fragili, ma la Consulta per la salute mentale ha rigettato la decisione del Presidente di Regione.

il “problema dei problemi”: le disuguaglianze date dall’autonomia regionale

Il discorso sullo psicologo di base ci ricollega ad uno dei maggiori problemi della sanità italiana: abbiamo 20 governatori che autonomamente decidono quanto e come spendere e la salute mentale non è una priorità per tutte le Regioni, che, come visto, stanno agendo singolarmente. “L’emergenza pandemica ha richiamato l’attenzione del Paese a quello che oggi può definirsi “il problema dei problemi” della sanità italiana e del sistema di cura per la salute mentale: le disuguaglianze determinate dall’autonomia organizzativa e gestionale delle singole Regioni. Così Fabrizio Starace, il Presidente della Siep – Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica – in una recente intervista. Sono Campania, Calabria, Sicilia e Puglia le regioni in coda alla classifica sia per spesa sanitaria pro capite che per livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè l’insieme di prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento del ticket.

C’è una grandissima disparità territoriale sulla spesa per la salute mentale: stando ai dati 2018, gli ultimi disponibili, il costo pro-capite per residente a livello nazionale è pari a 78,1 euro – in crescita rispetto all’anno 2015 (73,8), ma i valori regionali variano da un minimo di euro 48,6 in Basilicata (-37,8%) ad un massimo euro 163,5 nella P.A. di Trento. Il tasso di strutture territoriali psichiatriche in Italia è pari a 2,5 su 100.000 abitanti. Anche qui, fanalino di coda la Basilicata. Con un minimo di 0,8 strutture territoriali per 100.000 abitanti (-66,7%), è la regione italiana più povera per rete di servizi territoriali. Anche per le strutture residenziali psichiatriche i valori regionali variano da un minimo di 0,2 strutture residenziali su 100.000 abitanti in Calabria (-93,5%) e in Campania (-81,5%) ad un massimo di 10 in Umbria (+166,8%). Così come per le strutture semiresidenziali (1,6 strutture per 100.000 abitanti nazionale) si va da un minimo di 0,1 strutture semiresidenziali su 100.000 ab. in Calabria (-96,3%) ad un massimo di 14,6 in Toscana (+789,5%).

Sud e mal di vivere

Già in periodo prepandemico il disagio mentale era più forte nel Mezzogiorno. Leggendo il Focus sul Disagio Mentale dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, emerge che nel 2019 è il nostro Sud ad avere i tassi più alti di disturbi depressivi, a causa soprattutto delle precarie condizioni socioeconomiche.
Il Covid 19 ha fatto aumentare il disagio psichico, soprattutto tra i più giovani.
In Italia si è registrato un aumento del 30% dei pazienti in cura nei Dipartimenti di salute mentale negli ultimi due anni rispetto al periodo precedente. Depressione e disturbi d’ansia, disturbi alimentari sono i disagi che hanno maggiormente colpito le nuove generazione. In particolare la generazione Z – che comprende i nati tra il 1997 e il 2012 – ha subito le conseguenze peggiori tra Dad, isolamento, dipendenza dai social network con le poche occasioni di ritrovo e socialità. Il Neuropsichiatra Massimo Ammaniti, in una intervista di gennaio su La7, ha rivelato che “Con la terza ondata si è verificato un aumento del 50% dei tentativi di suicidio degli adolescenti, in particolare delle ragazze dai 12 ai 17 anni”. In Puglia è cresciuto notevolmente il disagio psichico e psichiatrico legato al Covid soprattutto tra i più giovani. È quanto emerge dai dati forniti dall’Asl di Brindisi e dal reparto di Psichiatria del Policlinico a Bari, dove è garantita la guardia psichiatrica 24 ore su 24 e c’è un “un accesso continuo di post-adolescenti con disturbi alimentari o comportamentali in famiglia, una situazione che sta diventando vera emergenza, in quanto vediamo una decina di casi al mese contro uno-due casi del periodo pre-Covid”, come spiega Domenico Suma, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Asl. E proprio in Puglia una legge regionale del 2020 emanava l’ “Istituzione del servizio di psicologia di base e delle cure primarie”. IL Governo ha impugnato il provvedimento e questa volta, la Corte Costituzionale ne ha dichiarato l’illegittimità.

Proprio qualche giorno fa l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso il rapporto sulla mappatura dei centri del Ssn a supporto dei disturbi alimentari, terribilmente aumentati a causa del Covid. Al 31 dicembre 2021 la mappatura conta 91 strutture su tutto il territorio nazionale: 48 centri sono al Nord, 14 al Centro Italia e 29 nel Mezzogiorno.

La salute mentale non è più un tabu oramai da qualche anno, e, soprattutto con il Covid, l’attenzione al disagio psichico è notevolmente aumentata. Con la Legge Basaglia del 1978, il nostro è stato il primo paese a chiudere gli ospedali psichiatrici. Peccato che al bonus psicologico il governo abbia preferito quello monopattini, terme e zanzariere. E il Pnrr? Oltre 15,6 miliardi che dedica alla Mission salute. A quella mentale, nessun cenno.

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