Nella Domenica delle Palme il presidente della Path, partendo dall’umanità di Gesù, ha esortato tutti affinché “gli esseri umani comincino a restare umani, a diventare umani, ad amarsi umanamente”
Amore e umanità. La Domenica delle Palme è un giorno importante per i fedeli, ma è anche un giorno di riflessione che riguarda credenti e non credenti, soprattutto se ci si sofferma su alcune parole capaci di aprire uno squarcio sulle nebbie di questi tempi, sulle ansie e le paure che sembrano accomunare gran parte dell’umanità. Monsignor Antonino Staglianò – presidente della Path (Pontificia Accademia di Teologia), rettore della basilica di Santa Maria in Montesanto (meglio nota come Chiesa degli artisti in Piazza del Popolo a Roma), nonché vescovo emerito di Noto – ha voluto focalizzare alcuni temi che spesso vengono dimenticati equivocati o, peggio ancora, strumentalizzati.
Nella sua omelia della domenica delle Palme, Staglianò ha parlato dell’umanità di Gesù e della nostra umanità, del Dio che è solo è sempre amore, mai castigo o vendetta. Ha esortato tutti affinché gli esseri umani comincino a restare umani, a diventare umani, ad amarsi umanamente.
Di seguito la trascrizione integrale dell’omelia di Staglianò e a questo link e in fondo all’articolo l’audio integrale nel canale Youtube della Path.
Il testo integrale dell’omelia di Monsignor Staglianò
“Credi in questa umanità. Anche restasse un solo uomo. Chiamami solo amore. Chiamami sempre amore. Credi in questa umanità.
Ricordate, fratelli carissimi e sorelle carissime, quando Gesù andò al Giordano per ricevere il battesimo di Giovanni Battista, una voce dal cielo – squarciando i cieli – proclamò: questi è il Figlio mio, l’eletto! In lui solo mi compiaccio. Seguite Lui.
È Dio stesso, che in quel momento disse: ecco l’umanità in cui io mi compiaccio. Vuol dire ecco l’umanità che io ho creato prima che il mondo fosse. Ecco l’umanità che era in me, nel seno della Trinità, prima di Abramo, prima di Adamo, prima che il mondo fosse questa umanità.
L’umanità di Gesù, che il sommo poeta Dante vede nel cerchio mediano della sua contemplazione della Trinità: “parvermi tre cerchi di tre colori e d’una contenenza e l’un da l’altro come iri da iri parea reflesso, e ’l terzo parea foco”. Nel cerchio mediano, che è il cerchio del figlio, Dante vede “pinta” la sua stessa immagine. Questa è l’umanità di cui Dio si compiace. Dio si compiace solo dell’umanità del Figlio suo Gesù.
E che cosa abbiamo ascoltato in questo Passio? In questo racconto della passione di Gesù? Cosa siamo venuti a sapere? Siamo venuti a sapere della bellezza straordinaria, infinita, profonda di questa umanità.
L’umanità che dobbiamo seguire, l’umanità che possiamo chiamare solo amore. Sempre amore. Perché è l’umanità di Dio, solo e sempre amore.
La vedi l’umanità, l’umanità di Gesù che sale il suo Calvario, che viene crocifissa su una Croce e che manifesta – affrontando così la morte – il perdono, l’amore?
La vedi questa umanità trasparente?
Sì, la vedi? E in questa umanità trasparente che cosa sei chiamato a vedere? Che cosa si è chiamati a gustare? Perché è questo gusto, è questo sapore, è questo sapere – che è un sapere della vita – che ti salverà la vita. Perché ti cambierà il cuore, perché toglierà da te il cuore di pietra e ti darà un cuore di carne capace di pulsare amore unilateralmente, senza condizioni, come lo vedi lì crocifisso.
Padre, perdonali, non sanno quello che fanno. In questa umanità crocifissa per amore si manifesta l’amore, tutta l’onnipotenza di Dio. Nella condizione dell’assoluta impotenza di un’umanità che muore crocifissa, si manifesta l’onnipotenza di Dio nell’amore: solo e sempre amore.
Nella condizione di un essere umano muto – perché morto sulla Croce – si manifesta al mondo la parola più eloquente che possa essere data agli esseri umani. Perché gli esseri umani comincino a restare umani, a diventare umani, ad amarsi umanamente. Perché gli esseri umani si ameranno umanamente solo se seguiranno l’umanità di Gesù e il suo comandamento: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi, perché come io ho amato voi, è l’amore che vi dovete gli uni per gli altri.
È l’amore giusto, è la giustizia dell’amore.
Sulla Croce si manifesta la risposta all’interrogativo più grande del cuore dell’essere umano: come deve essere l’amore, per essere come deve, liberante, pieno di gioia, pieno di riscatto dal dolore e dalla sofferenza tra gli esseri umani? Deve essere così come il Crocifisso te lo mostra. Deve essere così, come un dono della vita che spinge il gesto dell’amore fino all’estremo, fino alla morte, per vincere la morte, per sconfiggere la morte.
Perché l’amore ha potere sulla morte e i fiumi della morte non possono sconfiggere l’amore.
Cosa vedi qui, in questa storia? Vedi qualcosa che forse noi cattolici, dopo 2000 anni, non stiamo ancora gustando. Perché siamo ancora nelle nostre grandi proiezioni religiose su Dio.
Invece di accogliere il volto santo di Dio in questa storia d’amore drammatizzata oggi nel racconto del Passio, stiamo ancora a giocare religiosamente con un Dio che potrebbe non esistere. Anzi, che questa storia del Passio di Gesù mostra e dichiara: non esiste questo Dio, non esiste questo Dio che manda il dolore agli esseri umani per piegarli con le sue piaghe. Che siano l’Egitto, che sia uno tsunami o che sia un coronavirus del XXI secolo.
Non esiste questo Dio. È morto sulla Croce di Gesù. Sulla Croce di Gesù muore Dio. Certo che muore Dio, muore Lui e con Lui muore anche il vecchio Dio, il Dio che manda i castighi, il Dio della retribuzione: poiché tu hai commesso questo, devi ricevere da me il castigo, perché peccando hai meritato i tuoi castighi.
Non esistono i castighi di Dio. Ecco la mia contemplazione di Gesù crocifisso. Guardo il Crocifisso e ascolto solo l’amore, che sa perdonare. Padre, perdonali! Non sanno quello che fanno.
Allora in questa storia hai bisogno di scoprire la bellezza dell’umanità di Gesù, che è la tua umanità. Segui Gesù e diventa umano, come è umano Gesù. E lo diventerai, perché in questa umanità di Gesù sofferente e risorgente d’amore, tu finalmente scoprirai la bellezza ultima del Volto Santo di Dio, il tuo Dio, il Padre tuo che è amore.
E ti immedesimerai in questa storia, in ogni personaggio.
E sarai pure tu Pilato, scettico davanti a Gesù che si presenta come la verità e il senso unico della tua esistenza.
E sarai anche Giuda, certo, tu che tradisci continuamente Gesù.
E sarai forse di più Pietro, che più di Giuda tradisce Gesù, perché Giuda tradisce Gesù una sola volta. Pietro tradisce Gesù tre volte, cioè nella pienezza del tradimento.
E vorrei essere più Pietro che non Giuda. Perché? Perché Giuda non sa ciò che Pietro viene a sapere incrociando gli occhi di Gesù, così immaginiamo. Mentre Gesù sale il suo Calvario, Pietro ha già tradito Gesù. E negli occhi di Gesù scopre che Gesù continuava ad amarlo. Pietro, mi hai tradito tre volte, ma io ti amo lo stesso e ti perdono.
Puoi piangere amaramente il tuo fallimento umano, ma sappi che se sei caduto, io sono il Dio che davanti a te non ti schiaccio la testa ma ti perdono e ti dico rinasci, risollevati, riprendi il cammino e diventa un santo di Dio e diventa il capo degli Apostoli.
Pietro, tu sei pietra e su questa pietra la tua pietra così dura, così debole, benché rocciosa, ma così fragile, io costruirò la mia Chiesa. La Chiesa del Corpo vivente di Dio, che è la mia umanità, che saprà continuare il gesto eucaristico del dono di sé per la vita del mondo.
Diamo da mangiare all’affamato, diamo da bere l’assetato. Vestiamo i nudi. Andiamo a trovare i disperati, andiamo a trovare i carcerati. Cioè portiamo amore, esaltiamo la bellezza della nostra umanità che è in Dio prima che il mondo fosse questa sensibile partecipante solidarietà al dolore del mondo, al vociare immane della sofferenza.
Tutti gli esseri umani stanno gridando il loro dolore e perché il loro dolore giunga al mio cuore, ho bisogno che il mio udito possa essere finalmente aperto, perché i miei occhi limpidi, che vedono il Dio solo e sempre amore nella fede, si convincono che devo seguire Lui. Posso seguire Lui, devo seguire Lui per restare umano, per vivere da essere umano nella gioia e nella felicità che soltanto gli esseri umani possono godersi in questo mondo se si impegnano ad amare.
Credo in questa umanità anche restasse un solo uomo. Ma il solo uomo c’è stato: Gesù di Nazareth. Credi nella sua umanità e guarda a Dio. E gusta il suo volto. Solo amore, sempre amore.
Un Dio che non castiga, non manda il dolore gli esseri umani, ma soltanto benedizione, gioia, amicizia, fraternità, mentre vuole che questa fraternità si allarghi e si espanda nel mondo perché si dilatino gli spazi dell’amore, cioè Dio.
L’amore sia tutto in tutti e così sia”.