sabato, 12 Aprile 2025

Il ritorno di Obama per dare una sveglia agli americani e al mondo

L’ex presidente Usa ha parlato ai giovani dello Hamilton College di New York, per suonare la sveglia contro le distorsioni e le forzature dell’amministrazione Trump ma anche per evidenziare gli errori della sinistra

Barack Obama c’è. Ci sono momenti della storia in cui la gente ha bisogno di sentire le parole giuste per non cadere nel baratro, per non tornare indietro nella storia, per non barattare la propria libertà con una falsa sicurezza, per non buttare via i diritti per cui hanno sofferto intere generazioni. Per non vanificare le conquiste democratiche ottenute a prezzo di immani sacrifici.

Obama è tornato in campo, per colmare il vuoto di leadership e di valori che sembra attraversare il fronte democratico della più grande potenza del mondo. L’ex presidente Usa ha parlato ai giovani dello Hamilton College di New York, per suonare la sveglia contro le distorsioni e le forzature dell’amministrazione Trump, ma anche per evidenziare gli errori della sinistra o – per meglio dire – del fronte liberal e progressista americano.

Qualcosa di paragonabile, come impatto, al celebre discorso tenuto da Robert Kennedy alla Kansas University, che spiegava come il Pil (Prodotto interno lordo) di un paese magari può spiegare tante cose, ma “non misura né il nostro ingegno né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione per la nostra nazione. Misura tutto, in poche parole, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ci dice tutto sull’America, eccetto il motivo per cui siamo orgogliosi di essere americani”.

È inusuale che un ex presidente – soprattutto se del carisma di Obama – rientri con tanta determinazione nell’agone politico per ricordare agli americani chi sono e da dove vengono.

Ma sono i tempi ad essere inusuali e preoccupanti, con la parola guerra che viene scolpita non solo sulle bombe e sui massacri, ma ora anche sul libero commercio, minacciando la stabilità economica mondiale.

Anche la parola pace sembra perdere di significato, visto che oggi sembra associarsi sempre più alla parola prepotenza e alla legge del più forte. Per questi motivi il Corriere della Sera bene ha fatto a tradurre integralmente il discorso di Obama, di cui qui di seguito riproponiamo una sintesi.

Una sveglia per i giovani, per il mondo, per chi ha cuore la libertà e le conquiste democratiche per cui i nostri avi hanno lottato e sono morti.

Leggetelo e rileggetelo

IL DISCORSO DI BARACK OBAMA AGLI STUDENTI

Ci sono alcuni legami che trascendono il partito, il territorio o l’ideologia. C’era un credo a cui tutti ci attenevamo. La nozione di base della democrazia americana, incarnata dalla nostra Costituzione e dal Bill of Rights, è che tutti noi contiamo, tutti noi abbiamo dignità, tutti noi abbiamo valore, e che istituiremo un sistema in cui ci siano lo Stato di diritto, la separazione dei poteri e una magistratura indipendente.

Ci sono queste libertà, la libertà di culto e la libertà di stampa e la garanzia che, se andiamo davanti alla legge, ci sarà un processo. Tutti ci siamo attenuti a questo, più o meno. Questo non significa che non ci fossero politici corrotti. Non significa che non ci siano stati abusi di potere. Nella società stessa, ovviamente, c’erano grandi differenze in termini di accesso, di influenza e di potere. Ma abbiamo detto che, anche se questo ideale non è stato sempre rispettato, era l’ideale giusto da avere.

Credo che il nostro impegno nei confronti di questi principi si sia eroso, e credo che si sia eroso in parte perché il governo stesso è diventato molto grande. Ciò ha significato che a volte si è sentito distante e poco reattivo, e le regole sono una seccatura. Alcune regole non sono intelligenti e la gente si sente frustrata. Penso che parte di ciò che è successo sia anche il fatto che bisogna accettare di non essere d’accordo e avere tolleranza verso le persone con cui non si è d’accordo, visto che siamo tutti simili.

Quando sono arrivato al Senato degli Stati Uniti, ero l’unico afroamericano.  

In quel periodo della nostra storia, credo che ci fosse un senso generale di “beh, se sono un dixiecrat, un democratico del Sud, se sono un repubblicano del Nord, se sono questo o quello, se ho questa o quella prospettiva in termini di conservatorismo fiscale o di moderazione sociale”, comunque andavamo tutti nello stesso club e parlavamo tutti delle stesse cose.

Poi, a partire dagli anni ’60 e ’70, la gente si è imbucata alla festa.

Ora è un po’ più difficile accettare di essere in disaccordo senza essere sgradevoli, se si pensa che quella persona non è come me. Non mi somiglia, forse non la pensa esattamente come me. Sono più incline a sentirmi attaccato o minacciato. Questo, credo, ci ha reso un po’ più tribali nella nostra politica.

Poi l’economia non funzionava per tutti. Questo, in parte, aveva a che fare con il fatto che il governo non rispondeva come avrebbe dovuto, e la disuguaglianza è cresciuta. Infine, i media. Credo che uno degli aspetti più importanti della nostra pratica democratica sia la presenza di una cittadinanza ben informata, che dipende da una stampa libera, obiettiva ed efficace, e questa ha iniziato a essere attaccata.

Abbiamo visto com’è andata la combinazione di tutti questi fattori nel corso dei decenni. Ma ovviamente ora la situazione è molto peggiorata. Quando osservo alcune delle cose che stanno accadendo ora, non credo che ciò a cui abbiamo appena assistito in termini di politica economica e di tariffe sia positivo per l’America, ma questa è una politica specifica. Mi preoccupa di più un governo federale che minaccia le università se non consegnano gli studenti che esercitano il loro diritto alla libertà di parola.

Mi turba di più l’idea che la Casa Bianca possa dire agli studi legali: “Se rappresentate soggetti che non ci piacciono, non vi affideremo più i nostri affari o vi impediremo di rappresentare efficacemente le persone”. Questo tipo di comportamento è contrario al patto di base che abbiamo come americani.

Immaginate se avessi fatto tutto questo. Voglio essere chiaro su questo punto. Immaginate se avessi ritirato le credenziali di Fox News dal corpo dei giornalisti della Casa Bianca. State ridendo, ma è quello che sta succedendo. Immaginate se avessi detto agli studi legali che rappresentavano soggetti contrari alle politiche avviate dalla mia amministrazione: “Non vi sarà permesso di entrare negli edifici governativi”. “Vi puniremo economicamente per aver dissentito dall’Affordable Care Act o dall’accordo con l’Iran”. “Rintracceremo gli studenti che protestano contro le mie politiche”. È inimmaginabile che gli stessi partiti che ora tacciono avrebbero tollerato un comportamento del genere da parte mia o di molti miei predecessori.

Non lo dico per una questione di parte. Ha a che fare con qualcosa di più prezioso, ovvero chi siamo noi come Paese e per quali valori ci battiamo? Non si tratta di un’astrazione. Penso che questa sia una delle sfide che abbiamo, e l’ho visto anche prima delle ultime elezioni. Penso che le persone tendano a pensare: “Oh, democrazia, stato di diritto, indipendenza della magistratura, libertà di stampa. Sono tutte cose astratte perché non influiscono sul prezzo delle uova”. Ebbene, sapete cosa? Stanno influendo sul prezzo delle uova.

Una delle cose che ci ha contraddistinto in passato è stata l’idea di fondo che siamo una società basata sulle regole. Ciò significa che posso sostenere un candidato anziché un altro e non devo preoccuparmi che la polizia venga a molestare me o i miei clienti. Questo è ciò che accade in altri luoghi. È quello che succede in Russia.

Diamo per scontata l’idea di non dover pagare tangenti o assumere il cugino di qualcuno per ottenere un permesso commerciale. È così che abbiamo costruito l’economia che abbiamo costruito. Ecco perché questo posto ha funzionato. Ha un impatto concreto sulla vita di tutti noi.

Spetta a tutti noi risolvere la situazione. Non si risolverà perché qualcuno viene a salvarvi. La carica più importante in questa democrazia è il cittadino, la persona comune che dice: no, non è giusto. Penso che una delle ragioni per cui il nostro impegno verso gli ideali democratici si è eroso è che siamo diventati piuttosto pigri e compiacenti.

Per la maggior parte della nostra vita è stato facile dire di essere un progressista o di essere per la giustizia sociale o di essere per la libertà di parola senza doverne pagare il prezzo. Ora siamo in uno di quei momenti in cui non è sufficiente dire di essere a favore di qualcosa, ma è necessario fare qualcosa e forse sacrificarsi un po’.

Se foste uno studio legale minacciato, potreste dover dire: ok, perderemo un po’ di affari perché difenderemo un principio. Se siete un’università, dovrete capire se state facendo le cose per bene. Abbiamo violato i nostri valori, il nostro codice, abbiamo violato la legge in qualche modo? Se non è così, e vi stanno solo intimidendo, dovreste essere in grado di dire che è per questo che abbiamo questi grandi finanziamenti. “Ci batteremo per ciò in cui crediamo, e pagheremo i nostri ricercatori per un po’ di tempo con quei finanziamenti, e rinunceremo all’ala in più o alla palestra di lusso, che possiamo rimandare di un paio d’anni perché la libertà accademica potrebbe essere un po’ più importante”.

Per la maggior parte della storia dell’umanità, e ancora oggi, nella maggior parte dei luoghi del mondo, sfidare i potenti ha un costo, soprattutto se questi abusano del loro potere

C’è questa idea, e l’ho notata tra le persone più ricche, che dopo George Floyd erano proprio lì e un gruppo di aziende parlava di quanto tenessero alla diversità, e volevano fare questo, ed erano tutti a favore di questo. Ora sono muti.
Ma questo mi dice che andava bene quando era cool e di moda e quando non lo è più, non va tanto bene. Questo, credo, è ciò che ognuno di noi deve esaminare nel proprio cuore.

Diciamo di essere per l’uguaglianza, ma siamo disposti a lottare per essa? Siamo disposti a rischiare qualcosa per ottenerla? Diciamo di essere per lo Stato di diritto: ci atterremo a questo principio quando sarà difficile e non quando sarà facile? Crediamo nella libertà di parola: ci battiamo per la libertà di parola quando l’interlocutore dice cose che ci fanno infuriare e che sono sbagliate e offensive? Ci crediamo ancora?

Per gli studenti universitari e per la vostra generazione credo che questo sia importante, perché in parte ci siamo confusi su alcuni di questi temi, visto che coloro che sostenevano di lottare per la giustizia sociale, la libertà di parola e l’uguaglianza, a volte non la osservavano. Sono lieto di sentire che qui nel campus vi concentrate sull’iniziativa Common Ground.

Sono stato assolutamente chiaro durante tutta la mia presidenza e post-presidenza: l’idea di cancellare un oratore che viene nel vostro campus, cercando di gridargli addosso e di non lasciarlo parlare, non solo non è ciò che le università dovrebbero essere, ma non è ciò che l’America dovrebbe essere: anche se trovate le sue idee odiose. Lo si lascia parlare e poi gli si dice perché si sbaglia. È così che si vince la discussione.

Lasciate che vi dica che nel mondo avrete a che fare con persone a cui non piacete e che dicono cose cattive su di voi. È meglio che vi abituiate. A volte avrete capi orribili, o colleghi che dicono cose odiose e in alcuni casi si scoprirà che in realtà sono brave persone che non hanno usato la parola giusta per qualcosa, o che hanno bisogno di essere istruite, informate su qualcosa. Ebbene, bisogna che vi abituiate a questo.

Alcuni di questi principi fondanti sono quelli a cui non è solo una parte o l’altra a non essere stata fedele. Credo che in alcuni casi ne siamo stati tutti colpevoli, alcuni più di altri, ed è importante ora che ci concentriamo su chi siamo e su ciò in cui crediamo.

Alessandro Russo
Alessandro Russohttps://www.sudefuturi.it/
Giornalista, editorialista, Direttore di SUD e FUTURI. Ha firmato importanti inchieste e approfondimenti, ricoperto incarichi di direzione in giornali, radio e televisioni, dove ha ideato e condotto programmi di grande impatto emotivo e civile. È stato docente di giornalismo e comunicazione per corsi universitari, scolastici e di formazione professionale. Ha scritto libri inchiesta sull’impatto della criminalità organizzata al Sud, sui pregiudizi e sulla deriva sensazionalistica dei media.

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