domenica, 13 Aprile 2025

La disinformazione è il rischio più grave ma l’Italia non è pronta

Le ingerenze russe dimostrano l’urgenza di arginare la guerra informativa che mette a rischio la sicurezza. L’Italia soffre di una negativa frammentazione tra le numerose unità potenzialmente coinvolte

Un sondaggio condotto dal World Economic Forum tra 900 esperti internazionali ha identificato la disinformazione come il rischio più grave per la sicurezza globale nei prossimi due anni. Valutazione che trova riscontro nelle recenti elezioni in Romania, Moldova, Germania e di altri paesi democratici, dove il Cremlino ha tentato in tutti i modi di interferire. Se a questo si unisce il ruolo dirompente delle piattaforme digitali, che spesso veicolano contenuti fuorvianti senza adempiere alle norme europee, e all’esplosione dell’intelligenza artificiale generativa, con gli AI agents e i modelli di machine learning, il risultato è potenzialmente fatale per le democrazie.

DISINFORMAZIONE, VASTA INTERFERENZA

Negli ultimi anni, agenzie di sicurezza e istituti di ricerca hanno scoperto vaste operazioni di interferenza nello spazio informativo, considerato da Mosca a tutti gli effetti il quinto dominio della guerra. L’operazione Doppelganger ha clonato i siti di media occidentali per veicolare narrazioni contro l’Ucraina e farle apparire credibili. Storm-1516 ha creato disinformazione amplificata da influencer filorussi per diffamare politici americani e tedeschi. L’operazione Overload ha tentato di sommergere giornalisti investigativi e fact-checker di e-mail con false piste per tenerli impegnati e lontani dalla vera disinformazione. Altre operazioni fanno parte di un ecosistema complesso, mentre social network come X, Facebook, Telegram e TikTok sono stati inondati di contenuti condivisi da migliaia di account bot.

PROPAGANDA: DUE MILIARDI DAL CREMLINO

Solo per la propaganda, nel 2022 il Cremlino ha speso l’equivalente di due miliardi di dollari e ne ha messi a bilancio altrettanti negli anni successivi. A ciò si deve sommare l’investimento nella manipolazione informativa e destabilizzazione politica affidata agli apparati di sicurezza. L’intelligence militare russa (GU) ha almeno quattro unità espressamente dedicate alla guerra psicologica e digitale, oltre al Dipartimento Incarichi Speciali, creato nel 2023 per attentati e reclutamento di occidentali in aziende strategiche e accademia. FSB e SVR annoverano altre tre unità di questo genere.

DISINFORMAZIONE, AGENZIE AL SERVIZIO DEL CREMILINO

Inoltre, il Cremlino si è servito di agenzie private russe come la Social Design Agency, la Structura National Technologies, la Dialog e la ArgonLabs per operazioni sofisticate con l’uso di deepfake, troll come quelli della Internet Research Agency di Prigozhin, ma anche di guerra memetica. A coordinare questo esercito dal 2023 c’è il “Comitato presidenziale speciale di coordinamento e valutazione dell’efficacia delle operazioni informative e psicologiche”, guidato da Sergej Kirienko, primo vicecapo di gabinetto di Putin e vera eminenza grigia dell’occupazione dell’Ucraina.

DISINFORMAZIONE, LE RISPOSTE E GLI ALTRI REGIMI

Naturalmente, la Russia non è l’unico paese ad usare questo arsenale di strumenti per manipolare l’opinione pubblica occidentale. Altri regimi hanno messo in piedi simili strategie e mirano a influenzare l’agenda politica degli europei. Questi ultimi si sono mossi in ordine sparso nel contrasto alla minaccia ibrida, che è drammaticamente seria. Il Servizio per l’Azione Esterna dell’Unione Europea ha lanciato nel 2015 la piattaforma EUvsDisinfo con il compito di smascherare le campagne di disinformazione. Da qualche anno l’Unione ha coniato l’acronimo FIMIForeign Information Manipulation and Interference, per descrivere la minaccia degli attori esterni allo spazio informativo. Nel 2023 sono state osservate oltre 750 operazioni FIMI contro 53 diversi paesi, tra quelli europei i più colpiti sono stati Polonia (33), Germania (31) e Francia (25).

L’ITALIA NON È STATA RISPARMIATA DAGLI ATTACCHI

L’Italia non è stata risparmiata, ad esempio con un’operazione Doppelganger che clonava i siti di Repubblica, Stampa e Ansa per attaccare la presidente Giorgia Meloni e il suo governo per le posizioni assunte in politica estera ed energetica. Anche lo “scherzo” telefonico dei comici russi Vovan e Lexus alla premier con l’intento di estorcere qualche dichiarazione compromettente sulla guerra in Ucraina va inquadrato in questo contesto.

DISINFORMAZIONE, GLI ARGINI CREATI DA ALCUNI PAESI

Per arginare questa aggressione alcuni paesi sono corsi ai ripari. La Francia ha il suo “Servizio di vigilanza e protezione contro le ingerenze numeriche estere” (Viginum), istituito nel 2021 sotto il Segretariato generale della difesa e sicurezza del Primo ministro. Dal 2022 anche la Svezia ha istituito l’Agenzia per la Difesa Psicologica, che opera sotto l’egida del Ministero della Difesa civile ed è composta da personale specializzato in sicurezza cognitiva. L’agenzia francese e quella svedese hanno in comune personale dall’età molto giovane, con altissime competenze tecniche nel settore digitale e della comunicazione strategica. Vari paesi hanno creato unità di contrasto alla disinformazione, a cominciare dall’Ucraina e dalla Moldova, mentre altri stentano a riconoscere la gravità della minaccia e a implementare soluzioni adeguate.

L’ALLARME LANCIATO DA DIFESA E SERVIZI

L’Italia deve ancora elaborare una strategia chiara. La relazione 2024 dell’intelligence al Parlamento ha evidenziato che “la Russia alimenta campagne multivettoriali in danno dell’Italia” e che “nel 2023 gli apparati di informazione legati al Cremlino hanno continuato a operare all’interno del dominio dell’informazione per minare la coesione europea e la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni sia nazionali che dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica”.

le minacce ibride

La relazione 2025 ha dedicato finalmente una corposa analisi alle minacce ibride e alla manipolazione informativa, notando una “convergenza sulle narrazioni della propaganda e della disinformazione russa da parte dei canali di comunicazione antisistema, negazionisti della pandemia da Covid-19, No-Vax e No Green-pass e complottisti”, nonché una campagna di manipolazione informativa “a favore della Cina e dei BRICS”.

DISINFORMAZIONE, L’ALLARME DELL’AMMIRAGLIO DRAGONE

Anche l’ex Capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ora capo del Comitato militare NATO, aveva messo in guardia da “una strategia di disinformazione russa che vede impegnato in prima fila lo stesso Putin con l’obiettivo di disorientare le nostre opinioni pubbliche attraverso la diffusione di una narrativa fallace”. Eppure, nella percezione pubblica italiana, la manipolazione informativa non sembra preoccupare nonostante l’allarme delle istituzioni di sicurezza nazionale. Forse per questo motivo l’unica proposta di legge per un’agenzia contro la disinformazione, presentata a marzo 2024 dal senatore Enrico Borghi, non è ancora stata discussa dal Parlamento.

DISINFORMAZIONE: LA LETTERA DI 12 PAESI UE

A gennaio 2025 dodici paesi UE hanno firmato una lettera alla Commissione Europea per esortarla ad applicare severamente le linee guida del Digital Services Act alle piattaforme digitali nel contrasto alla disinformazione. Tra i dodici paesi c’erano Francia, Germania e Spagna, ma non l’Italia. In occasione delle elezioni parlamentari tedesche, il controspionaggio di Berlino ha costituito una task force contro le pesanti interferenze russe. La Germania viveva un contesto di frammentazione istituzionale simile a quello italiano, poi è stato creato un ufficio interministeriale contro la manipolazione informativa estera, con un budget annuale di quasi otto milioni di euro per assumere analisti e monitorare le campagne FIMI.

LA FRAMMENTAZIONE ISTITUZIONALE IN ITALIA

In Italia la frammentazione di competenze è la maggiore vulnerabilità. Vi sono almeno sette diverse istituzioni con varie unità interessate al contrasto della disinformazione. Naturalmente sotto la Presidenza del Consiglio le strutture dell’intelligence sono impegnate nell’analisi, principalmente il DIS, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, ma anche l’AISI, l’agenzia interna.

il bollettino periodico sulla disinformazione

Il DIS ha prodotto un bollettino periodico sulla disinformazione nel conflitto russo-ucraino che è stato condiviso con l’Ufficio del Consigliere militare di Palazzo Chigi, la Farnesina, il Viminale e la Difesa. A giugno 2022 il contenuto di questo rapporto, che faceva i nomi di alcuni opinionisti allineati alle posizioni del Cremlino, è stato pubblicato dal Corriere della Sera e ha scatenato una polemica politica, spingendo governo e servizi verso un approccio più timido al problema.

OPINIONE PUBBLICA ITALIANA ALL’OSCURO

Uno dei problemi di questo approccio è che solo gli organi di governo vengono informati delle minacce, ma non l’opinione pubblica, come fanno invece Viginum in Francia, le istituzioni svedesi, polacche o ucraine. Sottovalutare l’importanza della resilienza sociale in una democrazia è un errore. Dalla Presidenza del Consiglio dipende anche il Dipartimento per l’informazione e l’editoria, il cui sottosegretario ha partecipato a iniziative sulla lotta alla disinformazione.

DISINFORMAZIONE, IL RUOLO DI AUTORITÀ E AGENZIE

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), costituita nel 2021 con le competenze scorporate dal DIS, copre senza dubbio l’analisi della sfera digitale contro hacker e Coordinated Inauthentic Behavior sui social. I recenti cyber attacchi di Distributed Denial of Service (DDoS) sono stati una rappresaglia alle parole del Presidente Mattarella da parte del gruppo russo Noname057(16), che infatti ha diffuso una rivendicazione accusando il Capo dello Stato di “russofobia”. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) avrebbe un ruolo importante di vigilanza del settore, considerato che su internet e sui social proliferano siti di propaganda russa che si spacciano abusivamente per organi di informazione, ma non sono registrati presso i tribunali e presso il registro degli operatori.

DALLA FARNESINA AL VIMINALE

Oltre a Palazzo Chigi, anche il Ministero degli Esteri e quello della Difesa hanno unità coinvolte sul tema FIMI. Alla Farnesina operano l’Ufficio VI “Minacce transnazionali e strategie integrate” della Direzione generale affari politici e di sicurezza (DGAP) e l’Ufficio VII “Comunicazione strategica” della Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale. Quest’ultimo è espressamente incaricato della cooperazione internazionale sul monitoraggio e contrasto della disinformazione, oltre che dell’analisi delle campagne sull’Italia. A questo si aggiunge l’annuncio del ministro Tajani di una riforma del MAECI, con la creazione di una struttura sulla cybersicurezza e l’intelligenza artificiale, che avrebbe senz’altro voce in capitolo.

LE UNITÀ DEL MINISTERO DELLA DIFESA

Da parte sua, il Ministero della Difesa dispone di varie unità potenzialmente interessate. Dal Gabinetto del ministro dipende l’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione, che gode di una posizione privilegiata per monitorare tutto il panorama mediatico nazionale e fare analisi delle tendenze di influenza che riguardano i temi strategici di sicurezza. Quando si tratta di guerra cognitiva in ambito militare, il II Reparto informazioni e sicurezza dello Stato Maggiore Difesa dispone del Centro intelligence interforze che può contribuire alla raccolta e analisi dei dati. Il 28° reggimento Pavia dell’Esercito è specializzato in comunicazioni operative e guerra psicologica.

la sezione stratcom

Inoltre, esiste una sezione StratCom presso la Divisione J3-5 del Comando operativo di vertice interforze (COVI) con analisti di infowar e psyops, mentre il Comando per le operazioni in rete (COR) gestisce il Computer Emergency Response Team della Difesa e ha un reparto per la guerra cibernetica.

DISINFORMAZIONE, IL RUOLO DELL’INTERNO

È possibile che anche le articolazioni del Ministero dell’Interno abbiano a che fare con la destabilizzazione di origine esterna, soprattutto quando questa fa uso di gruppi eversivi o criminali per creare incidenti. In particolare, i Servizi di contrasto della Direzione centrale della polizia di prevenzione e con il Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo (CASA). Non va dimenticato, infatti, che i servizi russi fanno già ampio uso di estremisti e proxy locali in FranciaGermaniaSveziaLituaniaRegno Unito e Polonia per operazioni di destabilizzazione politica. In Italia hanno pagato due imprenditori per mappare la rete di telecamere a circuito chiuso a Roma e Milano, in previsione di future azioni o false flag con un potenziale impatto sull’opinione pubblica.

LE POSSIBILI SOLUZIONI

Questa proliferazione di strutture, che – beninteso – non fanno esattamente le stesse cose, è una ricchezza di competenze e una garanzia che se qualcosa sfugge ad una può essere analizzata da altre. Tuttavia, allo stesso tempo costituisce una debolezza operativa nel contrasto alla minaccia e non fornisce al decisore politico una visione olistica. Insomma, ci sono molte istituzioni che se ne occupano, ma nessuna che lo faccia pienamente come fanno invece in Francia, Svezia o Ucraina, utilizzando gli strumenti del mestiere come lo specifico framework DISARM e le tecniche di analisi FIMI.

i passi in avanti nel coordinamento

Qualche passo in avanti sul coordinamento è stato fatto. Infatti, la relazione 2025 dell’intelligence informa che ha fornito supporto informativo al Dipartimento per l’Editoria, al MAECI, all’AGCOM e all’ACN. Tuttavia, continua a mancare ancora la componente di comunicazione pubblica e resilienza sociale. Anche il personale dedicato alle unità StratCom resta molto limitato: la Farnesina fa con tre persone lo stesso lavoro a cui la Polonia dedica un intero dipartimento di oltre trenta funzionari.

DISINFORMAZIONE, LA VIA EUROPEA

Le vie percorribili per superare questa frammentazione istituzionale sono suggerite dalle esperienze europee. Una può essere l’agenzia unica con competenze ampie e trasversali, funzioni di analisi e intervento, possibilmente collocata sotto la Presidenza del Consiglio. Un’altra è quella del fusion center o del coordinamento, sperimentata dalla Germania e già collaudata dall’Italia sul tema antiterrorismo. Il CASA può rappresentare un modello di struttura leggera, che non grava con nuovo personale sul bilancio dei ministeri e riunisce periodicamente tutti gli attori interessati. Qualsiasi sia la soluzione, è urgente implementarla per garantire all’Italia la sicurezza dello spazio informativo dalle strategie di manipolazione e destabilizzazione di potenze ostili come la Russia.

Fonte Geopolitica

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