Dio e la violenza: al via un cenacolo teologico tra San Pietro e Costantinopoli

Si è svolta nei giorni scorsi a Istanbul la visita del Presidente della Pontificia accademia di teologia, Antonio Staglianò, al patriarca ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I. L’incontro ha posto le premesse per la creazione di un Cenacolo teologico internazionale ecumenico sul tema: “Dio e la violenza: tra religioni e fede cristiana”.

La guerra in Ucraina ha riportato a galla un “passato cristiano” che sembrava tramontato definitivamente con quella idea ateologica che Dio possa stare dalla parte di una nazione “contro” un’altra. Il patriarca Bartolomeo ritiene invece inammissibile e totalmente assurdo che possa essere tirato in ballo persino Gesù Cristo, il quale è morto in croce proprio per rivelare il volto santo di Dio-agape, solo e sempre amore. Se dalla parte di qualcuno Cristo deve stare, allora sta dalla parte delle vittime (tutte, ucraine e russe), mentre esige col suo comandamento dell’amore (amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi) che tutti stiano dalla sua parte, quella del perdono, dell’amicizia, della fratellanza universale.

Condividendo in pienezza la posizione di Papa Francesco – del quale più volte ha detto di stimare e amare come un vero fratello – Bartolomeo ha manifestato il suo diretto interesse per la creazione di questo cenacolo teologico ecumenico, per fare chiarezza definitiva su un dato centrale della fede cristiana: “nessun rapporto tra Dio e la violenza”. Come dice Francesco, infatti, “agire con violenza in nome di Dio è satanico”. La guerra in Ucraina non pone solo problemi sociali (si pensi ai milioni di sfollati), non solo problemi politici (di riconfigurazione geopolitica dell’Asia e dell’Europa), e, ancora, non solo problemi pastorali (nel testimoniare una fede operosa, attraverso l’accoglienza e l’ospitalità), ma soprattutto problemi teologici, per l’immagine di Dio sempre “compromessa e avvelenata” in ogni guerra fatta all’insegna di “Dio lo vuole”.

«Nell’incontro con il Patriarca ecumenico – spiega mons. Staglianò – si è potuto far riferimento ad alcuni fatti della storia: al “sacco di Costantinopoli” del 1204, quando crociati cristiani massacrarono cristiani bizantini, per gli interessi economici dei veneziani. Per non parlare del 1453 quando Maometto II conquistò Costantinopoli facendo crollare l’impero bizantino definitivamente dopo 53 giorni di assedio: in ambedue i fronti il 28 maggio si pregò il proprio Dio e il 29 i primi a sferrare l’attacco furono soldati di un esercito cristiano che collaborava con il Sultano. Religiosi che massacrano religiosi, cristiani che massacrarono cristiani: davvero in nome di Dio? E poi perché Dio non ascolta le preghiere di chi si rifugia in una chiesa per impetrare protezione?».

La Pontificia accademia di teologia – in attesa dell’approvazione del nuovo Statuto dal Santo Padre, papa Francesco – sta già lavorando a nuove iniziative per una “teologia in uscita”, capace di rimettere la questione di Dio (e della Rivelazione cristiana) al centro della vita della gente comune, di quella “folla dei chiunque” a cui Gesù si rivolgeva, mentre educava i discepoli alla missione, privilegiando soprattutto loro, poveri, sofferenti, afflitti, carcerati, ma rivolgendosi a tutti.

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