Università, Censis: lente di ingrandimento sugli atenei meridionali

È stata pubblicata la 22esima edizione del rapporto Censis sulle Università italiane. L’analisi Censis passa in rassegna tutti gli atenei italiani, statali e non, divisi in categorie omogenee per dimensioni, e considera un insieme di variabili come le strutture disponibili, i servizi erogati, le borse di studio, il prestigio internazionale degli atenei, l’occupabilità e la comunicazione. Rispetto all’anno scorso aumentano gli studenti che decidono di abbandonare il sistema (-3,2% per i maschi e -2,6% per le femmine). La variazione negativa più accentuata si rileva al Sud, dove si sono immatricolati 4.9mila studenti in meno, pari al -5,1%.

Nella classifica dei mega atenei statali – capeggiata dall’Università di Bologna, di Padova e da La Sapienza di Roma – al settimo posto troviamo l’Università di Palermo, a pari merito con quella di Torino. A chiudere la classifica degli atenei con oltre 40mila iscritti ci sono l’Università di Bari e la Federico II di Napoli (nono e decimo posto).

Tra i grandi atenei pubblici (da 20 a 40mila iscritti) sul podio si situa l’Università della Calabria che ottiene il terzo posto dopo quella di Pavia e di Perugia. L’Università di Salerno si colloca all’11° posto ma perde nove posizioni rispetto all’anno scorso. In coda al ranking l’Università di Messina e quella di Catania, che occupano il 18° e il 19° posto.

Nella classifica dei medi atenei statali – da 10 a 20mila studenti – l’Università del Salento figura all’ottavo posto: l’ateneo però arretra di due posizioni rispetto allo scorso anno. All’undicesimo posto troviamo l’Università di Foggia, che è prima nel Mezzogiorno per tutte le lauree triennali. Chiudono la classifica degli atenei medi tre Università del Sud – la Magna Graecia di Catanzaro, l’Orientale di Napoli e la Parthenope.

La medaglia di bronzo tra i piccoli atenei, fino a 10.000 iscritti, va all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che scala di tre posizioni rispetto all’anno scorso grazie agli indicatori relativi a comunicazione, servizi digitali e occupabilità.

Tra i Politecnici all’ultimo posto quello di Bari, quarto dopo Milano, Torino e lo Iuav di Venezia.

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