Ucraina, accoglienza profughi: l’Italia che non si gira dall’altra parte

Sull’accoglienza dei profughi ucraini “La decisione fondamentale è stata ascoltare la disponibilità e l’entusiasmo degli italiani, la loro bontà. Quindi il sostegno all’accoglienza non mancherà”. Queste le parole con cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si è pronunciato sulla crisi umanitaria scaturita dalla folle invasione della democratica Ucraina per mano del presidente della federazione russa, Vladimir Putin.

Il 21 marzo Draghi ha visitato il centro operativo della protezione civile di Palmanova – Udine – dove ha incontrato le Regioni e gli enti locali per discutere proprio sul tema dell’accoglienza. “Integrare le decisioni del governo con quelle delle regioni e dei comuni”, questo il modus operandi italiano della gestione delle emergenze negli ultimi anni, “un’alleanza istituzionale” afferma il premier, che “sarà fondamentale” mantenere anche “nell’accoglienza dei 60mila” profughi ucraini “ad oggi e chissà quanti dopo”.

L’Italia detiene fondi per ospitare circa 83mila civili ucraini, grazie ai centri di accoglienza e integrazione, le strutture comunali, gli enti del terzo settore, le famiglie e le sistemazioni autonome. Tuttavia, il Governo si è impegnato per definire un ulteriore modello organizzativo con un decreto che ha stanziato 400 milioni per l’accoglienza.

Sarà il capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, a mettere nero su bianco chi e come sarà distribuita una parte iniziale, in una prima fase di sei mesi, dei fondi stanziati. Il sistema di accoglienza viaggia su due binari: alla rete strutturale di aiuti della Protezione civile, si aggiungono famiglie, monasteri, case disabitate per ripopolare vecchi borghi, associazioni religiose, abitazioni che potranno essere affittate grazie ad un contributo dello Stato.

Ma il numero dei profughi continua a salire e si stima che potrebbe arrivare a 5 milioni, come ha riferito il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio. Le persone giunte finora in Italia sono 55.711. Di queste, 28.537 sono donne, 4.776 uomini e 22.398 minori.

Come già citato, parte dei fondi per l’accoglienza andrà ai comuni, impegnati nella ricerca di strutture e appartamenti. La Calabria, per esempio, ha annunciato la “rifunzionalizzazione delle abitazioni” nei borghi che stanno scomparendo, al fine di ospitare gli ucraini e ripopolare quei paesi che contano poche migliaia di abitanti.

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha dato notizia ad inizio mese della disposizione di un totale di 5,2 milioni. Di questi, quattro milioni saranno destinati alla rifunzionalizzazione delle abitazioni mentre i restanti 1,2 alle spese primarie a supporto dei profughi. Queste le due delibere che sono state approvate dalla Giunta regionale. Qui i dati specifici sul lavoro della regione Calabria in merito all’organizzazione del flusso dei profughi sul territorio.

Una solidarietà diffusa quella calabrese, che fa parte del Dna della regione. Occhiuto ha riferito che secondo il console ucraino in Italia, “la Calabria, dopo la Campania, è la regione con la maggior presenza di ucraini; quindi, iniziative del genere vanno nella direzione di favorire anche un ricongiungimento familiare”.

Infatti, il console dell’Ucraina a Napoli, Maksym Kovalenko, ha riportato che nel Sud Italia ci sono più di “2mila persone registrate come rifugiati, 1800 di questi sono in Campania”.  Nello specifico, sono 50mila i cittadini ucraini che vivono stabilmente nel capoluogo partenopeo. Per ora i profughi stanno trovando ospitalità nelle case dei loro familiari, ma il problema si porrà quando gli appartamenti disponibili non saranno più sufficienti ad accogliere il numero sempre crescente di sfollati.

Ma una certezza la troviamo nelle parole pronunciate da Mario Draghi, in occasione dell’incontro in videoconferenza con il presidente ucraino Zelensky alla Camera dei Deputati, nella mattinata di martedì 22 marzo: “Gli italiani hanno spalancato le porte ai profughi ucraini grazie al senso di accoglienza che è l’orgoglio del nostro paese. Davanti all’inciviltà l’Italia non intende girarsi dall’altra parte. E ancora “Vogliamo aiutare i rifugiati non solo ad ottenere una casa ma anche a trovare un lavoro e a integrarsi nella nostra società. Come hanno fatto i 236mila ucraini che già vivono in Italia”.

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