“È qui con suo marito?” chiese una signora a Rita Levi Montalcini durante un convegno, convinta che la neuroscienziata fosse la moglie di uno dei relatori. “Sono io mio marito” è la nota risposta della scienziata Premio Nobel per la medicina. Questo aneddoto risale agli anni ’50, ma oggi i dati ci offrono uno scenario scoraggiante e non tanto diverso da quello di 70 anni fa. Le donne sono in media più istruite degli uomini fatta eccezione per le discipline STEM – Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Innovazione digitale e tecnologica sono diventate permeanti nelle nostre vite e le competenze che si acquisiscono in questi ambiti sono sempre più richieste sul mercato del lavoro. Ma il settore STEM vede una netta prevalenza maschile, nonostante le donne siano in media più istruite e abbiano performance accademiche migliori. Sulla base dei dati Istat 2019, il 37,3% degli uomini possedeva una laurea STEM: il dato per le donne era del 16,2%. Le percentuali si capovolgono per le lauree umanistiche: 30,1% le laureate contro il 15,6% dei laureati. Una vera e propria inversione di tendenza che fa riflettere su stereotipi culturali e pregiudizi di genere che ancora caratterizzano la società italiana.
le donne hanno migliori performance accademiche non premiate sul mercato del lavoro
La percentuale delle diplomate è del 65,1%, quella degli uomini del 60,5%; le laureate italiane sono il 23%, oltre sei punti percentuali in più rispetto agli uomini (17,2%). Il paradosso è che le donne hanno performance accademiche migliori: nelle materie STEM sono leggermente superiori le votazioni di laurea (107,3 contro 106,4) e le donne riescono a terminare il percorso accademico in misura maggiore (50% contro 48%).
Peccato che questi migliori risultati non siano premiati né a livello occupazionale né di retribuzione. Dopo un anno dalla laurea quasi il 92% degli uomini laureati nel settore lavorano contro l’89,3% delle donne e i primi percepiscono uno stipendio del 25% superiore rispetto alle seconde.
Il gender gap nelle STEM è più spiccato al Nord
Il gender gap nelle STEM è più marcato nelle regioni settentrionali, dove la distanza tra la percentuali di laureati in discipline tecnico-scientifiche è del 27,7%. Al cento il dato scende al 14,1%, al Sud arriva addirittura al 10,1%. La Basilicata è la regione con più donne laureate in facoltà tecnico scientifiche (su 1.000 residenti 17, contro i 18,9 uomini). Al contrario, è il Trentino-Alto Adige a registrare il dato più basso, con sole 4,6 laureate su 1.000 ragazze. Sono risultati interessanti, in un paese dove le regioni del Mezzogiorno sono sempre in coda alle classifiche nazionali. A ridimensionare la lettura positiva del quadro, il fatto che le regioni meridionali sono quelle con le percentuali minori si uomini laureati – ciò spiega il minore divario rispetto alle donne – e che ovunque le laureate STEM non superano mai i laureati nelle stesse discipline.
Nelle realtà meno sviluppate economicamente e culturalmente, le donne vedono nelle Stem un’opportunità di emancipazione e riscatto e un modo per abbattere il divario di genere. Purtroppo però, come visto, sull’intera penisola sono ancora troppo sottorappresentate.
un confronto europeo
Il confronto con altri paesi indica come in Italia la quota di 25-34enni con un titolo universitario in tali facoltà sia simile alla media dei 22 paesi dell’Unione europea membri dell’OCSE. Nel 2019, il 24,6% dei laureati italiani aveva una laurea nelle aree scientifiche e tecnologiche: il dato Ocse è del 25,4%. Siamo poco inferiori a Francia (26,8%) e Spagna (27,5%) e più distanti dalla quota della Germania (32,2%). Nel 2020 era del 15,6% la percentuale di donne italiane che lavorano in ambito tecnico-scientifico. Il dato per gli uomini è de 18,3% ed entrambi i risultati sono inferiori sia al dato maschile (21,2%) sia a quello femminile (22,1%) del continente europeo.
Nel nostro paese sono ancora troppo forti i condizionamenti della società e della famiglia che agiscono fin dalle prima infanzia. Le ragazze tendenzialmente hanno meno fiducia delle proprie capacità in matematica, e anche quelle con ottimi voti fanno più fatica a vedersi ricoprire professioni come quelle di scienziato o ingegnere. Non è una questione solo italiana: nei paesi Ocse, gli studenti 15enni top performers che immaginano di avere questo tipo di carriera quando a 30 anni sono il 26% tra i maschi e solo il 14,5% tra le ragazze. nel nostro paese la tendenza è più accentuata, e sono 14 i punti percentuali che separano uomini e donne. Tra le studentesse italiane che hanno conseguito ottimi risultati in matematica nei test Ocse-Pisa, solo il 12,5% prevede un futuro lavorativo nelle discipline Stem. Quota che invece è più che doppia (26%) tra i 15enni maschi.
Messa, Ministro Università e Ricerca: “cambio culturale inizi da scuola e famiglia”
L’11 febbraio si è celebrata la giornata internazionale delle donne nella scienza, istituita dall’Onu nel 2015 per per promuovere l’uguaglianza di genere nel settore e per superare i pregiudizi che rendono tortuosa la carriera femminile. In occasione della ricorrenza, il Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa ha affermato che “C’è bisogno di una consapevolezza e di un cambio di passo che deve iniziare dalla famiglia e dalla scuola. Noi possiamo mettere in atto una serie di misure di incoraggiamento a iscriversi alle lauree Stem, e lo abbiamo fatto aumentando del 20% le borse di studio per le donne che si iscrivono a corsi di laurea Stem. Ma resta fondamentale un cambio culturale, bisogna togliere questi stereotipi di genere”.
Draghi : “oltre 1 miliardo per potenziare insegnamento STEM anche per suerare stereotipi”
Proprio ieri il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha annunciato l’ambizioso obiettivo di alzare al 35% – più del doppio – il numero delle donne laureate nelle discipline STEM. “Per promuovere la partecipazione femminile al mondo delle scienze e della tecnologia dobbiamo intervenire lungo tutto l’arco dell’istruzione, dalla scuola all’università. Investiamo oltre un miliardo di euro per potenziare l’insegnamento delle materie STEM, anche con l’obiettivo di superare gli stereotipi di genere”.