“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare lealmente la Costituzione”. Sergio Mattarella ha giurato di fronte al Parlamento per la seconda volta. Ha inizio il secondo mandato del tredicesimo Presidente della Repubblica, esattamente sette anni dopo il primo giuramento. Era sempre una bella giornata di sole, in una cornice estremamente diversa. All’epoca il dodicesimo capo dello Stato era legato nell’opinione pubblica ad una legge elettorale. Un “semisconosciuto” acclamato da una Camera dei deputati dove distanziamenti e restrizioni non erano inimmaginabili. C’era il Governo Renzi, sostenuto da una coalizione di centro-sinistra. Oggi, una maggioranza di unità nazionale e grandi elettori in mascherina accolgono il capo di Stato in un’aula di Montecitorio che sembra diventata uno stadio. Ovazioni e interminabili applausi, dall’inizio alla fine. Non è l’Ariston della prima serata di Sanremo 2022, dove Fiorello
e tutto il Teatro scandiscono a gran voce il nome di Mattarella. A fatica il Presidente della Camera Roberto Fico riesce ad interrompere i battiti di mani di benvenuto per aprire la seduta.
“Sono stati giorni travagliati per tutti, anche per me”
Il delicato equilibrio tra le istituzioni, il ruolo dell’Italia nell’Unione Europea, diseguaglianze e povertà, riforma della giustizia, la marginalità femminile sul lavoro, il richiamo alla dignità. Un discorso di trentotto minuti, interrotto da più di 50 applausi e standing-ovation interminabili, dove dignità è stata la parola più pronunciata. “Il Parlamento e i rappresentati delle regioni hanno preso la loro decisione. Una nuova chiamata, inattesa , alla responsabilità a cui non posso e non intendo sottrarmi“. Prosegue nel discorso di insediamento ricordando le condizioni di difficoltà politica, economica e sociale in cui è avvenuta la rielezione: “Sono stati giorni travagliati per tutti, anche per me“. Grande applauso dalla stessa platea che ha offerto uno spettacolo indegno nella settimana delle consultazioni.
Le ragioni del sì: l’urgenza sanitaria, economica e sociale. “Non possiamo permetterci ritardi e incertezze. La lotta al virus non è conclusa e non sono consentite disattenzioni nella campagna vaccinale”. E ricordando il grande sforzo di medici, operatori sanitari e tutti quanti abbiano collaborato nei momenti più critici e per sostenere la campagna vaccinale. parte l’applauso più sentito e lungo da parte della Camera.
L’Italia della ripartenza
L’Italia della ripresa, quella protagonista del programma Next Generation UE necessita di “progettualità, innovazione, investimenti nel capitale sociale di un vero e proprio salto di efficienza del sistema paese”.
“Forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani e anziani, città e zone interne, comunità insulari e montanti”: serve lo sforzo comune di tutti per far far ripartire l’Italia del dopo emergenza.
“Dobbiamo rilanciare economia all’insegna di sostenibilità e innovazione nell’ambito della transizione ecologica e digitale”. “È tempo di un impegno comune per rendere più forte la nostra patria. Un’Italia più giusta, moderna, legata ai popolo amici che ci attorniano” e in cui “le disuguaglianze economiche e sociali vengano meno, che offra ai giovani percorsi di vita nello studio e nel lavoro. Un’Italia che sappia superare declino demografico a cui l’Europa sembra condannata, che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze. Un’Italia impegnata nella difesa dell’ambiente, biodiversità ed ecosistemi.
E si passa alla dimensione estera e all’impegno dell’Italia nell’Unione Europea. Mattarella parla di una Repubblica che sia in grado di riannodare il patto di cittadini ed istituzioni per “metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa, affinché questa diventi più efficiente e giusta” e affinché l’Europa diventi protagonista nella comunità internazionale e abbia un ruolo nella risoluzione dei conflitti nel Mediterraneo e nel panorama medio-orientale. Tutti battono le mani, Lega compresa.
garanzia dei percorsi democratici e tempestività delle decisioni: due esigenze irrinunciabili
In una Camera che non riesce a smettere di applaudire, forse anche imbarazzato dopo il caos politico delle sei giornate che hanno portato al plebiscito, sono vari gli ammonimenti che il Presidente rivolge al Parlamento e al delicato equilibrio tra le istituzioni. “Vanno tenute unite due esigenze irrinunziabili: il rispetto percorsi di garanzia democratica e la tempestività delle decisioni. Per questo è essenziale il ruolo del Parlamento, come luogo della partecipazione e della costruzione del consenso intorno alle decisioni che si assumono. Il luogo in cui la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo emerge dalla società civile. Così come è decisivo il ruolo e lo spazio delle autonomie, il dualismo delle istituzioni, vissuto con spirito di collaborazione, come abbiamo visto nel corso dell’emergenza pandemica, rafforza la democrazia e la società”. Necessario per Matterella è il dialogo tra governo e parlamento, che deve essere posto nelle condizioni di esaminare gli atti del governo con tempi adeguati”.
la riforma della giustizia
E salutando la Corte costituzionale e Magistrature, il tredicesimo Presidente della Repubblica evidenza la necessità di una riforma che interessi il versante giustizia. La magistratura, ora che Mattarella ha la possibilità di essere di nuovo alla guida del Csm, è tenuta ad “assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei”. Nel primo insediamento, sette anni fa, Mattarella aveva dedicato poco spazio al tema. Nel suo discorso bis, addirittura un decimo.
Standing ovation.
Per il Presidente prioritaria nelle politiche pubbliche è la lotta a povertà e disuguaglianze, come anche aveva affermato nel suo primo giuramento. E parla di donne, della marginalità femminile che caratterizza il nostro mercato del lavoro e che è “fattore di rallentamento economico e segnale ritardo civile, culturale, umano“. E ancora, precariato, l’ascolto alla voce dei più giovani, alcune delle costanti dei discorsi di Mattarella nei suoi sette anni di mandato.
il richiamo alla dignità
“La pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile“.
Mattarella richiama così l’articolo tre della costituzione. È dignità la parola più pronunciata durante il giuramento: “Dignità è azzerare le morti sul lavoro”. E ancora, “opporsi al razzismo e all’antisemitismo”. “La dignità è impedire la violenza sulle donne, diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico“.“Dignità è un paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare“. “Dignità è non dover essere costretta a scegliere tra lavoro e maternità”.
Il discorso si chiude con un ricordo a David Sassoli, “il Presidente di un’altra assemblea parlamentare, quella europea. La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le istituzioni democratiche a livelli più alti, è entrata nell’animo degli italiani”.
La seduta si conclude con un applauso di oltre quattro minuti. Nel discorso il Presidente ha lasciato intendere che il suo sarà un mandato pieno. Gratitudine, sollievo, deferenza e subalternità, quella dimostrata da un’aula/curva da stadio che non smetteva di acclamare il Presidente, interrompendo anche fastidiosamente il discorso. Nonostante l’indisponibilità iniziale al bis, Mattarella si concede agli Italiani altri sette anni per non prolungare lo stato di profonda incertezza politica e di tensioni “le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese”.