Ecco perché la Calabria è arrivata a 3 milioni di vaccinazioni

Come si è evoluta la gestione della crisi pandemica in Calabria?

Dall’inizio della pandemia la Regione Calabria ha nominato due soggetti delegati per l’emergenza Covid, uno della Protezione civile e l’altro il direttore generale del Dipartimento della salute. Da lì si è iniziato a lavorare per implementare i posti letto negli ospedali regionali e per la gestione dei tamponi. In quel periodo i tamponi erano pochi e la regione ne faceva all’incirca 2mila al giorno, rispetto al dato attuale che raggiunge la soglia dei 12 mila. Se mettiamo a confronto i numeri dei vari periodi, in Calabria osserviamo che all’inizio della pandemia vi erano tra i venti e i trenta positivi al giorno, con 2mila tamponi effettuati. Ad oggi, in questo momento storico, parliamo di quasi 2800 positivi, con 12mila tamponi effettuati: non è una proporzione equilibrata rispetto ai dati.

E rispetto alle vaccinazioni?

Se guardiamo alla parte relativa ai vaccini, nei primi mesi è stata gestita soltanto dalle Asl provinciali: a gennaio e febbraio del 2020 in Calabria i vaccini sono stati soltanto 100mila. È vero, c’erano pochi vaccini, ma a pesare di più è stata un’organizzazione poco gestita dal territorio. Quando l’allora presidente – ndr Giuseppe Conte – ha deciso di affidare l’organizzazione di tutta la campagna vaccinale alla Protezione civile, si è registrato un miglioramento notevole. Nei due mesi successivi di marzo e aprile sono state somministrate 400 mila dosi – parliamo di quattro volte di più rispetto ai due mesi precedenti. Soltanto nel mese di maggio, invece, le somministrazioni sono state 500mila. Arriviamo poi ai dati attuali: quasi tre milioni seicentomila vaccinazioni. Ecco riassunta l’attività regionale, ma chiaramente la curva dei contagi aumenta in base alle varianti. Sono giorni un po’ particolari sotto questo punto di vista. La variante omicron è quella più contagiosa per cui tante persone si stanno contagiando nonostante la terza dose, ma per fortuna la maggior parte è asintomatica. Questo da una parte è un vantaggio, perché i contagiati non impattano sui ricoveri in terapia intensiva piuttosto che in area medica, dall’altra parte però essendo asintomatiche le persone che non scoprono di avere il virus non si isolano, con il rischio di infettare altre persone. 

Fortunato Varone, delegato del soggetto attuatore per l’emergenza Covid e direttore generale del dip. Protezione civile Regione Calabria

Che cosa è cambiato da novembre 2020, quando la Calabria è stata tra le prime regioni ad essere entrate in zona rossa?

Sono stati aumentati i posti letto nel sistema ospedaliero. Consideriamo che al tempo erano a disposizione tra i 400 e i 500 posti in tutta la Calabria. Nelle terapie intensive i posti erano quaranta mentre ad oggi siamo a più di duecento. Nel 2020 nelle aree mediche contavamo 300 posti letto, ad oggi ne raggiungiamo 1000. Quindi osserviamo una grossa differenza sul denominatore, questa cosa fa sì che l’impatto del virus sia diverso.

Secondo i dati, quale provincia calabrese ha il tasso minore di adesione alle vaccinazioni?

In questo momento la provincia che registra il tasso più basso di adesione alle vaccinazioni, come percentuali sulla prima dose, è la provincia di Reggio Calabria. Questa provincia ha i dati più bassi in assoluto, perchè si aggira intorno all’80% a fronte di province che sono arrivate al 95%. Qui bisogna sottolineare però che quando vacciniamo la popolazione facciamo riferimento alla popolazione residente, ma si sono verificati diversi casi in cui abbiamo vaccinato anche fuori regione. Ad esempio durante il periodo estivo tutti i turisti che sono venuti hanno ricevuto una dose di vaccino. In alcune province si registrano percentuali fino al 105% proprio per questo motivo: c’è un dato di persone che si sono vaccinate pur non essendo residenti.

Gli ultimi dati dicono che l’andamento delle vaccinazioni in Calabria è in crescendo, quali sono le motivazioni?

I vaccini sono aumentati in questo ultimo mese in maniera esponenziale per diverse ragioni. Intanto, un primo motivo è stato l’inserimento del super green pass da parte del governo, grazie al quale molte persone non vaccinate hanno deciso di vaccinarsi perché altrimenti sarebbero state impossibilitate a condurre le proprie attività quotidiane. Un secondo motivo è riconducibile alle decisioni prese dal Cts in merito al richiamo della terza dose. Inizialmente, le prime linee guida nazionali dicevano che le terze dosi andavano fatte dopo 180 giorni, poi hanno abbassato a cinque mesi, poi alla fine si è arrivati a quattro mesi. In sostanza, a seguito della valutazione del Cts sulla maggior efficacia della terza dose se fatta dopo quattro mesi piuttosto che dopo sei, le tempistiche si sono gradualmente abbassate. Di conseguenza è successo che le due categorie che attendevano la terza vaccinazione, ovvero le persone che aspettavano il terzo mese e chi invece era in attesa del quinto mese, si sono incrociate. Ecco perché il numero di vaccini è aumentato significativamente.

Come avete gestito questo miglioramento nell’andamento delle vaccinazioni?

Chiaramente per gestire tutto questo c’è voluta una forte organizzazione sul territorio perché altrimenti non avremmo potuto coordinare tutto questo flusso. Bisogna considerare che siamo passati da circa 5 mila vaccini somministrati durante il periodo estivo, durante il quale la disponibilità era bassa, ad ottobre in cui si è saliti fino a 12mila per arrivare poi nei mesi di dicembre e gennaio a 20 mila dosi con un picco di oltre 30mila al giorno. Sostanzialmente il motivo è riscontrabile in una forte organizzazione e una forte comunicazione per fare capire alla popolazione l’importanza dei vaccini.

Come avete raggiunto quest’ultimo obiettivo?

Con la Protezione civile, a cadenza settimanale, organizziamo delle dirette con i medici di medicina generale, pediatri, piuttosto che con infettivologi, per spiegare l’importanza del vaccino e rispondere proprio alle domande degli utenti sui vari dubbi. In più abbiamo creato un portale che si chiama RCovid19 dalla cui messa in linea ad aprile 2020, abbiamo registrato ad oggi 20 milioni di pagine visitate. Un’iniziativa piuttosto importante sul fronte della comunicazione sul Covid-19. In quanto Protezione civile ci siamo voluti impegnare per rispondere alle domande dei cittadini tramite un confronto alla pari.

In che modo si è svolto questo confronto?

Un metodo efficace è stato quello di rispondere durante le dirette a domande come «Perché dovrei fare la terza dose?» piuttosto che «Quali effetti può avere la prima dose su mio figlio?» o domande sugli effetti dei vaccini sulle donne incinta che dimostrano preoccupazioni a riguardo. Abbiamo cercato di rispondere ai dubbi delle persone comuni e questo è fondamentale perchè se ci guardiamo intorno, o andiamo a visitare i portali che fanno informazione sul Covid, succede spesso di trovare dei documenti che si presentano come illeggibili. Quello che abbiamo cercato di fare, e continuiamo a fare, è rendere questi documenti leggibili e soprattutto fruibili ai cittadini comuni.

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