Le ultime della classe, impegnate settimana dopo settimana a litigarsi l’ultimo posto in classifica per numero di vaccinazioni. Come per il contrasto alla diffusione del contagio dall’inizio della pandemia, Calabria e Sicilia arrancano nella campagna nazionale di immunizzazione. “Anche alcune regioni del Nord inizialmente erano indietro – fa notare il dottore Rubens Curia, portavoce di ‘Comunità competente, la rete calabrese di medici, paramedici e associazioni del terzo settore che da tempo si batte per una riforma profonda della sanità regionale – poi con il passare delle settimane si sono organizzate e i ritardi sono stati in parte recuperati”. In Calabria e Sicilia invece si tarda ancora. I numeri sono impietosi e raccontano due regioni incapaci persino di utilizzare tutte le fiale che hanno a disposizione.
il distacco con la media nazionale rimane stabile
La medaglia dei peggiori va alla Sicilia, con il 79,5% delle dosi ricevute, effettivamente inoculate. Ma se Sparta piange, Atene non ride e dall’altra parte dello Stretto le dosi utilizzate sono poco più dell’82%. Un abisso dal 92% circa del Veneto, ma anche dal rispettabilissimo 91,4% della Puglia, l’unica fra le regioni del Sud a superare gli standard nazionali. I numeri cambiano di ora in ora al crescere delle somministrazioni, ma per Calabria e Sicilia il trend e il distacco dalla media nazionale – da giorni attorno all’87,9% – rimangono stabili. E mentre si apre alle prenotazioni per over 50 e caregiver, i traguardi fissati dalla campagna di immunizzazione nazionale – rivela impietoso l’ultimo report settimanale della Presidenza del Consiglio dei ministri – rimangono lontani, soprattutto per le categorie più fragili ed esposte. A partire dagli over 80.
al Sud solo la Puglia si dimostra “virtuosa”
Mentre a Trento solo lo 0,79% degli ultraottantenni il 7 maggio scorso attendeva la prima dose di vaccino, il 99,21% l’ha effettuata e il 70,63% ha addirittura completato il ciclo, in Calabria si è a poco più della metà dell’opera. Solo il 52,7% degli over80 è stato immunizzato, mentre il 66,07% ha ricevuto la prima dose e il 33,93% attende ancora la convocazione per la prima fiala. Numeri buoni per regalare alla regione il podio dei peggiori, seguita a ruota dalla Sicilia che ha iniettato la prima dose al 66,78% dei suoi anziani e completato il ciclo vaccinale per il 48,64%, mentre rimane in attesa il 33,22% degli ultraottantenni. Entrambe viaggiano con decine di punti percentuali di distanza anche dalla media nazionale. In Italia, almeno l’86,87% degli over80 ha ricevuto la prima dose, i vaccinati sono il 71,74% e ad aspettare sono circa il 31%. Delle regioni del Sud, solo la Puglia si dimostra “virtuosa” superando persino la media italiana, con l’89,75% di anziani che ha già ricevuto la prima dose, il 68,19% ufficialmente immunizzati e solo il 10,25% in attesa.
non va meglio nella fascia 70-79 anni
Per le regioni “ultime della classe”, non va meglio nella fascia 70-79. Qui la media nazionale parla del 68,86% di anziani cui è stata già somministrata la prima dose, del 14,06% completamente immunizzati e solo del 2,98% in attesa di convocazione. La Calabria riesce a fare peggio su tutti i fronti. Attendono la prima dose il 46,29%, quasi la metà degli aventi diritto, il 53,71% l’ha ricevuta e solo il 12,61% degli ultrasettantenni risultano vaccinati. La Sicilia è più avanti sull’immunizzazione completa dei suoi over70 (17,42%), ma di poco indietro sulla platea che ha ricevuto la prima dose, solo il 52%. In ogni caso, quasi la metà della categoria è ancora in attesa di convocazione. Numeri distanti da quelli che si registrano in Veneto, sul podio dei migliori con il 79,35% di over70 che hanno ricevuto la prima dose, il 14,97% vaccinati e il 20,65% in attesa, seguita a ruota da Provincia autonoma di Trento dove il 79,56% degli ultrasettantenni è stato già convocato, il 6,75% ha ricevuto la seconda dose e il 20,44% rimane in attesa di appuntamento. Anche su questo fronte, solo la Puglia fra le regioni del Sud è in scia, con il 77,08% di anziani già passati almeno una volta dai centri vaccinali, il 10,73% vaccinati e il 22,92% in attesa.
quantomeno sembra lontana l’eco delle tragedie nelle Rsa
Quanto meno in Sicilia, lontana sembra essere l’eco delle tragedie avvenute nelle Rsa, nei mesi più duri della pandemia spesso diventate apparentemente inestinguibili focolai di contagi. Se in Italia mediamente sono solo il 2,98% degli ospiti ad attendere la convocazione per il primo vaccino, in Sicilia si arriva al 6,54, sebbene nel Paese ci sia chi fa decisamente peggio come il Molise, dove aspettano più del 23% dei ricoverati e persino il Veneto, fra le regioni mediamente più virtuose, dove ad attendere la prima dose sono l’11,73% degli aventi diritto. Numeri – suggeriscono gli epidemiologi – che si spiegano con una diversa strategia di somministrazione, basata per lo più su hub vaccinali. In Calabria è di qualche giorno fa la notizia del completamento della prima somministrazione a tutti gli ospiti delle Rsa e si supera di quasi un punto e mezzo la media nazionale (81,05) sul fronte dell’immunizzazione totale della platea degli aventi diritto, che si attesta all’82,44%.
dati positivi sul fronte della sicurezza dei sanitari
Dati positivi arrivano anche sul fronte della messa in sicurezza del personale medico e paramedico. In Italia 11 regioni hanno già completato la somministrazione della prima dose e a Bolzano, in Umbria e nelle Marche si è vicini anche alla vaccinazione completa della categoria. Ma nel Paese c’è chi zoppica e la media nazionale si abbassa al 95.51% se si guarda a medici e paramedici che hanno ricevuto la prima dose, all’81,28% per i vaccinati, mentre rimangono in attesa di convocazione il 4,49%. La Calabria fa meglio della media nazionale – all’appello della prima dose manca il 3,04% del personale, il 96,96% ha ricevuto la prima dose e l’87,6% risulta vaccinato – mentre rimane indietro la Sicilia con ancora il 9,54% dei medici da vaccinare, il 90,46% che ha ricevuto la prima dose e l’83,22% vaccinato. Non è la peggiore. Il podio spetta al Friuli Venezia Giulia dove il 10,49% del personale sanitario attende ancora la chiamata e va male anche la Puglia, su tutti gli altri fronti la migliore delle regioni del Sud, dove devono ancora ricevere la prima dose il 10,24% dei medici.
ma per il personale scolastico è quasi disfatta
In Calabria e Sicilia è quasi disfatta invece sul fronte dell’immunizzazione del personale scolastico. In Italia, ha già ricevuto la prima dose il 75,9% degli aventi diritto, è totalmente immunizzato il 5,06%, mentre in attesa di convocazione rimane il 24,1% degli insegnanti. Nessuna regione ha ancora completato le somministrazioni per la categoria anche se il Molise è molto vicino – manca solo lo 0,03% pari a 2 insegnanti – seguito a ruota dall’Abruzzo, dove sono ancora da vaccinare 1.918 persone pari al 6,39. In Calabria, dove il presidente facente funzioni Nino Spirlì ha tentato di chiudere le scuole a dispetto delle indicazioni nazionali e al prezzo di un contenzioso legale, si viaggia con decine di punti percentuali di ritardo. Hanno ricevuto la prima dose solo il 57,15% degli aventi diritto, solo il 4,47 sono stati vaccinati e il 42,85% in attesa. Fanno peggio solo Sardegna – in assoluto maglia nera con meno della metà degli insegnanti convocati per la prima iniezione – e la Sicilia, dove ancora attendono la convocazione per il vaccino il 48,74% di docenti e personale, solo l’1,44 % è stato vaccinato, mentre il 51,26% ha ricevuto la prima dose.
anche sul fronte vaccinazioni c’è una questione meridionale
Tutti numeri che raccontano un’Italia a varie velocità, spaccata per servizi e capacità di organizzazione e condannata anche sul fronte delle vaccinazioni a confrontarsi su una “questione meridionale” che al momento risparmia solo la Puglia e inchioda le “ultime della classe” Calabria e Sicilia. Strutturalmente deboli nella capacità di risposta sanitaria alla pandemia per carenza di uomini e mezzi, sembrano azzoppate anche dalla scarsa capacità di mettere a sistema le poche risorse che ci sono. E se sull’isola le recenti inchieste sui giochi di prestigio sui dati dei contagi sembrano promettere nuove rivelazioni anche sul fronte dei vaccini, in Calabria sono i dati a mettere “sotto processo” una debolezza di sistema.
il sistema arranca quando deve fare i conti con le prenotazioni
In regione, la campagna funziona in ospedali e Rsa – dove si è proceduto a chiamata diretta degli aventi diritto – ma zoppica e arranca quando il sistema deve fare i conti con prenotazioni degli aventi diritto e somministrazioni spesso organizzate a distanze impossibili da coprire, soprattutto per gli anziani. Non a caso, qualche settimana fa è toccato al commissario nazionale per l’emergenza Covid, il generale Figliuolo, provare a metterci una pezza, inviando unità mobili dell’esercito incaricaia della somministrazione dei vaccini agli anziani residenti in frazioni periferiche e abitazioni isolate.
Tuttavia, la geografia complessa della regione è in grado di spiegare solo parzialmente i palesi ritardi accumulati, che dalla Regione hanno tentato – invano – di scaricare sulle spalle del personale vaccinatore, accusato di non caricare i dati, e degli utenti, a detta del direttore generale della Protezione civile regionale Fortunato Varone non si fiderebbero di AstraZeneca e avrebbero “lasciato libere tantissime prenotazioni”.
la realtà svelata dal paradosso dei vax day
A svelare la realtà è – quasi paradossalmente – l’ottimo risultato dei “vax day”. Incluso il primo, organizzato in maniera frettolosa a Vibo e trasformatosi in un assembramento di anziani e aventi diritto in coda per ore perché semplicemente chiamati a presentarsi – senza prenotazione, né orario di convocazione – “dalle 8.30 in poi”. Risultato, una folla da fiera di paese, impensabile in tempi di Covid e distanziamento obbligato. Ma il significato – chiaro e palese – è che la risposta c’è. I calabresi hanno voglia e fretta di vaccinarsi, se li si mette in condizioni. Sui risultati pesa un sistema di prenotazione on line partito con settimane di ritardo e un numero di centri vaccinali probabilmente sottodimensionato, figlio anche di quella rete di medicina territoriale che mancava prima dell’emergenza Covid e continua ad essere assente. Con buona pace dei piani di strutturazione e delle promesse dei commissari che si sono avvicendati alla guida della zoppicante e malata sanità calabrese, giurando di riscattarla.