Quando il vecchio muore e il nuovo sa dove andare (la nuova vita del magazine)

Rieccoci. La nuova vita del magazine si sviluppa in questa sorta di interregno gramsciano scandito dal Covid, in cui il vecchio muore e il nuovo non può nascere. Un interregno di ricerca confusa, strana, spesso incomprensibile. L’essere umano cerca (forse) una nuova umanità, la democrazia cerca nuove ragioni, la ragione cerca nuovi profeti. Persino il populismo – che nella sua versione becera è plebeismo – cerca un popolo che non c’è più.

E noi? Senza presunzione (o forse sì, un poco) pensiamo di aver concluso la nostra, di ricerca. Un anno di rodaggio ci ha portato tutti, editore e redazione, a comprendere come la nostra identità – che viene da lontano – sia lo strumento più innovativo e moderno per guardare con intelligenza, coraggio e rispetto, a un futuro che a volte fa sperare, a volte ci rende inquieti. Un futuro che ci fa battere il cuore: perché vogliamo (e in fondo vogliamo credere) che sia migliore di oggi.

La pandemia ha ampliato le disuguaglianze nella società italiana. Il Censis ci dice che nella parte che non ha accusato il colpo ci stanno i dipendenti pubblici (3,2 milioni), i titolari di pensione (16 milioni) e i dipendenti privati a tempo indeterminato non sottoposti alla Cig e tutelati temporaneamente con il blocco dei licenziamenti (8,7 milioni). Ma c’è un’ampia fascia rimasta ferma al palo. Tutela ridotta, se non quasi inesistente, per i piccoli proprietari e i lavoratori autonomi (5,3 milioni) le cui attività sono rimaste bloccate. A questi vanno aggiunti i 6 milioni di dipendenti privati sottoposti a Cig o in congedo parentale, che hanno visto comunque una significativa riduzione del loro reddito.

La fascia dei meno o per nulla tutelati ha alimentato il fenomeno dei working poor, termine inglese usato per definire lo status di chi, nonostante un impiego e uno stipendio, non riesce a raggiungere uno stile di vita decoroso. Contestualmente, sul fronte della povertà intellettuale, sembra essere aumentato il numero di coloro che non sanno cosa farsene dei diritti perché non hanno voglia di assumersi la responsabilità del dovere. E, come effetto collaterale, si è anche allargato a dismisura il girone degli invidiosi e degli accidiosi, di quelli che non sanno e non fanno, ma consigliano, giudicano, commentano, pretendono.

Un futuro che, proprio per questo, deve essere protetto dal mare di indifferenza e ignoranza che toglie spazio alla ragione e ai valori umani. Un futuro immaginato e costruito a partire da un racconto strategico del presente. Il nostro magazine non è avvezzo alle notizie usa e getta, ha sempre privilegiato le notizie e gli approfondimenti che contenessero un seme in grado di produrre idee, riflessioni, domande. Da oggi questo sforzo si focalizzerà sul Mezzogiorno, mantenendo però intatta l’attenzione sul contesto nazionale e internazionale dal quale è impossibile prescindere. Il fatto che il Sud Italia abbia una propria specificità, propri bisogni e potenzialità inesplorate può essere raccontato solo nell’ambito di un’analisi intelligente di ciò che accade in tutto il paese, in Europa e nel mondo.

Per farla breve, ci siamo messi in testa di diventare, passo dopo passo, una sorta di agenzia “aperta” del Mezzogiorno: aperta alle intelligenze più curiose, aperta alle intelligenze per nulla arroganti, aperta a chi vuole trovare le domande giuste. Se il vecchio sta morendo, noi quantomeno sappiamo dove vogliamo andare.

Aspettiamo compagni di viaggio.

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