I Ferragnez e la scala di Allport

Il premier Conte chiede a Fedez e Chiara Ferragni di sensibilizzare all’uso della mascherina. E subito scatta la corsa al pregiudizio


“Ci ha telefonato Conte, ci ha chiesto aiuto”.
Partono così le nuove stories su Instagram di Fedez e di Chiara Ferragni in risposta alla richiesta del presidente del Consiglio di impegnarsi pubblicamente nel sollecitare i più giovani a usare la mascherina.

I due sono qualcosa di più di due influencer. Sono un modo di essere, un punto di riferimento per moltissimi giovani e non più giovani. Tra la vita quotidiana con il piccolo Leone, il lancio dell’ultimo cd, la pubblicità di calze pushup, marito e moglie hanno preso molto sul serio l’invito.

le campagne di sensibilizzazione della coppia

Non sono nuovi, i Ferragnez, a campagne di sensibilizzazione. Come quella, in piena emergenza Covid, in cui, dopo aver donato 100mila euro per il San Raffaele di Milano, sono arrivati con un crowdfunding – sempre via social – a raccogliere oltre 4,4 milioni.

Con buona pace dei suoi detrattori. Prima tra tutti la Codacons, che per qualche strana ragione continua ad attaccarli – e quererarli – qualunque cosa facciano. Perché? È difficile conoscere tutte le ragioni alla base di questa presa di posizione. Ma certamente oggi sono milioni a poter rispondere alla domanda che si sono fatti in molti – cos’è Codacons? In termini strategici: i testimonial funzionano anche al contrario. Portano notorietà e visibilità anche quando vengono attaccati e presi di mira.
Non è difficile pensare che dietro alle carte bollate in difesa dei consumatori si nasconda una strategia per acquistare popolarità.

i Ferragnez, le mascherine di Conte e gli haters

Tornando alla notizia più recente.
Il presidente Conte “arruola” Fedez e Chiara Ferragni. E si apre un dibattito ancora in corso.
Tra chi si erge a difensore e chi detrattore della coppia, il popolo social è servito. Può ricominciare a salire, in tutta libertà quella scala di Allport su cui nascono, si arrampicano e crescono gli haters che ormai governano la nostra quotidianità. Inconsapevolmente, certo. Ma sono loro a determinare le scelte di comunicazioni sempre meno corrette, sempre più orientate verso comportamenti ostili.

Gli esempi abbondano ovunque, qui e dall’altra parte dell’Atlantico. Abbondano a tal punto da diventare consuetudine.

la scala di Allport

Ha più di 60 anni la scala ideata dallo psicologo Gordon Allport (era il 1954) per misurare la forza del pregiudizio in una società. Sono valutati gli atteggiamenti seguiti dall’in-group (gruppo dominante) nei confronti di chi è visto o considerato parte dell’out-group (gruppo minoritario, esterno). Allport è partito dal pregiudizio (=ciò che è estraneo è qualcosa di inferiore) per identificare 5 gradi di discriminazione.

1. Anti-locuzione

Si verifica quando un gruppo si esprime liberamente in modo negativo contro un gruppo esterno. Lo fa al proprio interno, e dunque potrebbe non essere dannoso a livello sociale. In realtà prepara il terreno a sbocchi più severi. In crescendo: maldicenza, primo uso di stereotipi, ridicolizzazione, discredito, discorsi d’odio, incitamento all’odio.

2. Evitare

Il secondo livello consolida il primo, gli stereotipi diventano pregiudizi. I membri del gruppo evitano constantemente le persone appartenenti all’out-group. Anche se non si arriva a un danno diretto si crea un danno psicologico, spesso dovuto all’isolamento. Disprezzo e stigma sociale incentivano l’evitamento e l’emarginazione.

3. Discriminare

L’out-group viene discriminato, si negano a chi vi fa parte opportunità e servizi, mettendo in discussione i pregiudizi. I comportamenti hanno l’intenzione di svantaggiare l’altro gruppo impedendo loro di raggiungere obiettivi, ottenere istruzione, lavoro, etc.

4. Attaccare

L’in-group vandalizza, brucia, distrugge e attacca le proprietà e gli individui dell’out-group. I pogrom contro gli ebrei in Europa, i linciaggi dei neri e degli italiani negli Stati Uniti e le violenze contro gli indù in Pakistan sono alcuni degli esempi pratici.

5. Sterminare

L’in-group cerca di eliminare la totalità o una grande frazione del gruppo di persone indesiderate. I genocidi e gli stermini purtroppo fanno parte della nostra storia, anche presente.

Haters gonna hate

Il passaggio dal primo al secondo livello della scala di Allport è quasi automatico. E sempre più frequente.
Gli odiatori devono odiare, perché non sanno fare altro. E con i social è molto più facile farlo. Alle schiere di odiatori da tastiera basta davvero poco per infiammarsi e salire, inconsapevolmente, la scala di Allport.

La comunicazione corretta e pacata di persone come Chiara Ferragni, che pur ha costruito il suo impero sul popolo del web, non basta a frenare la deriva cui sta arrivando la società per andare dietro ai consensi degli odiatori. È molto più facile infiammare le folle con l’odio: in troppi stanno percorrendo questa strada. Ma forse è arrivato il momento di invertire la rotta, prima che diventi impossibile farlo.

Fedez come Elvis Presley?

Nel merito della scelta di Conte, infine – e come sottolineano in tanti, a partire da Burioni – non è nuovo il ricorrere a personaggi dello spettacolo in piena emergenza sanitaria.

Nel 1956, ad esempio, Elvis Presley si vaccinò contro la poliomielite davanti alle telecamere per promuovere la campagna per le vaccinazioni. E, forse anche grazie a lui, la polio in 10 anni passò da 58 mila casi a 910.

Ben venga, quindi, la scelta di affidarsi a Chiara Ferragi e Fedez per far capire ai ragazzi una regola sanitaria di primaria importanza come quella di indossare la mascherina.

Paola Bottero
Paola Bottero
Piemontese di origini, calabrese d’adozione, romana per scelta, ama la legge, l'informazione e la comunicazione. Giornalista d’inchiesta per le principali testate nazionali, portavoce di diversi ministri, capo ufficio stampa di gruppi parlamentari e di diverse cariche istituzionali, autore di innumerevoli format, conduttrice radiofonica e televisiva, narratrice e sceneggiatrice, docente di comunicazione e informazione, crede nella forza delle parole che creano contaminazioni di valori e di percorsi, quando accompagnano fatti reali.

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