Fermiamo l’emorragia di cervelli e costruiamo futuri

“In Italia ci trattano come pezzenti, come potenziali truffatori”: sono dell’astrofisica Sandra Savaglio le parole che riassumono il senso del convegno “SUD e FUTURI”, I Annual International Meeting organizzato dalla Fondazione Magna Grecia. Il Mondello Palace di Palermo ha ospitato una tre giorni molto intensa, sviluppata su due perni: i Sud del mondo e la ricerca di futuri possibili. Vincente la scelta di dedicare ai dodici tavoli tematici lo sviluppo di idee e di direzioni: convergono sulle stesse conclusioni sia il folto pubblico che per tre giorni ha animato il meeting, sia i cinquanta relatori che si sono passati il testimone. Alla radice di ogni proposta c’è il concetto reso ottimamente dalla scienziata Savaglio: l’Italia e il suo Sud sfornano cervelli bellissimi, che sono costretti ad andare via, ad arricchire altri Paesi.

“È arrivata l’ora di costruire le basi solide per fermare questa emorragia” spiega Nino Foti, presidente di Fondazione Magna Grecia, che da oltre 30 anni opera a livello internazionale per costruire una rete degli italiani all’estero. “Si parla da anni, forse decenni – continua Foti – di fuga di cervelli. Ma poco e niente si è fatto per trovare rimedi. La Fondazione Magna Grecia ha girato il mondo per raccogliere le storie personali di grandi italiani che si sono affermati all’estero, fino a quando è giunto il momento di tornare in Italia”. Il meeting internazionale “SUD e FUTURI” è nato per far costruire dai protagonisti culturali, scientifici, sociali, le linee guida su cui operare perché il Sud possa avere un futuro. Anzi, tanti futuri. E le fondamenta hanno tanti nomi, tanti volti. A partire da quelli dei giornalisti che hanno condotto i tavoli del meeting, fino all’ultimo, in cui si sono tratte le conclusioni. Uno su tutti Paolo Mieli: “Far circolare idee e non stare fermi è già un primo passo. Il meeting, splendidamente ideato e organizzato, non solo ha riunito tutto il mondo, ma vi ha anche preso parte una rappresentanza femminile non indifferente: donne competenti, che rivestono un ruolo importante in questo dibattito, perché aprono nuovi modi di pensare i problemi e di risolverli”. “Nasce la mentalità di un percorso, ora sta a noi superare l’individualismo e fare rete” ha chiosato Giuseppina Paterniti, direttrice del Tg3.

Cercare le colpe per superarle e andare avanti. Non ha dubbi Saverio Romano, vicepresidente della Fondazione Magna Grecia e responsabile Dip. Mezzogiorno Eurispes: “Il Mezzogiorno è in queste condizioni soprattutto per gli errori commessi dalla classe politica del Mezzogiorno stesso. Non abbiamo fatto fino in fondo la nostra parte. È arrivato il momento di farla”.
Intenso il tavolo internazionale. Albert Aoun, presidente del Lebanese Italian Business Council, ha focalizzato il discorso sulle prospettive di intese Italia-Libano soprattutto nel settore agroalimentare, così come l’ambasciatrice libanese Mira Daher Violides che, partendo dai grandi problemi della guerra e della fame, ha disegnato il suo immaginario futuro attraverso la cooperazione tra tutti i paesi del bacino del Mediterraneo. Non poteva mancare l’approfondimento su un tema importante come l’immigrazione, fatto da Joseph Gauci, rappresentante della Repubblica di Malta nella Geie (Ue), e sulla diaspora, fatto dal ministro albanese Pandeli Majko. Panagiotis Roumeliotis, già Ministro dell’Economia e Presidente dell’Attika Bank di Atene, ha approfondito il crash economico locale e il bisogno di fare rete, accolto da Arthur J. Gajarsa, Giudice Federale Usa, che ha proposto sinergie oltreoceano.

Economia e finanza, politica internazionale, sviluppo e cooperazione non hanno senso senza legalità, base imprescindibile per “governare il Mezzogiorno”. “SUD e FUTURI” si è aperto con un doppio focus sulla lotta alle mafie. Giulio Francese e Carlo Parisi hanno ricordato i colleghi giornalisti uccisi dalle mafie, tracciando la linea tra diritti e doveri nel vasto mondo dell’informazione. È toccato poi al docente esperto di mafia Antonio Nicaso, in collegamento da Toronto, e al magistrato Nicola Gratteri entrare nel merito della “strategia del silenzio”, quella in cui si muovono ed operano le mafie, confondendo le carte. Non fa sconti il procuratore di Catanzaro: “Nessun governo, finora, ha messo la lotta alle mafie al primo posto. Ci sono tante belle dichiarazioni di intenti, di tutti i colori politici, ma i risultati si ottengono con i fatti, non con le parole. A partire dalla lotta alla corruzione, a una certa politica e a una certa burocrazia, perché oggi la criminalità non ha più bisogno di uccidere, visto che raggiunge con la corruzione gli stessi obiettivi. E poi dobbiamo lottare contro un complice imbattibile della criminalità organizzata, che è il modo di raccontare il fare mafioso, facendolo diventare uno status, un modo di essere, un modello da seguire. Vedere ragazzini fuori dalle scuole che imitano Savastano, o chi per lui, è una sconfitta non solo nostra, ma di tutta la società”.

Le mafie hanno tanti volti anche per Federico Cafiero de Raho, Procuratore Nazionale Antimafia: “La corruzione è l’emergenza del Paese. Nel passato era propria di soggetti economici anche non legati alla criminalità organizzata, oggi è utilizzata dalle mafie come strumento per acquisire appalti o concessioni dalle Amministrazioni pubbliche. È diventato lo strumento ordinario attraverso il quale vengono sovvertite le regole e inquinata la Pubblica amministrazione a danno dei cittadini e delle imprese sane che osservano le regole”.

La cultura è ancora un’arma per salvare il mondo. “Per recuperare le radici, per ricordare chi siamo e chi possiamo essere”, come ha raccontato il produttore cinematografico Fulvio Lucisano nel presentare “Aspromonte – la terra degli ultimi”, scommessa fatta con il regista Mimmo Calopresti e con un cast di eccezione, nelle sale dal 21 novembre. Voglia di raccontare che può diventare un successo economico reale, come è successo in Basilicata e a Matera: lo ha riassunto Paride Leporace, direttore della Lucana Film Commision, perché “non è vero che con la cultura non si mangia”.

I futuri non possono prescindere dalla ricerca scientifica e dall’intelligenza artificiale. Con dei distinguo, come ha sottolineato il fisico Federico Faggin: “Oggi la simulazione della realtà è la realtà. Ma non dobbiamo dimenticare il valore dell’intelligenza umana fatta di intuizione, di creatività, di inventiva. L’innovazione diventa positiva quando si ha consapevolezza di ciò”. Melinda Chen, General manager di Deep Blue Technology, anticipando l’apertura della sede italiana a Roma del colosso cinese che opera nell’AI, spiega il suo punto di vista: “L’intelligenza artificiale è il futuro. Il nostro progetto è cooperare con le università e le aziende italiane per poterla utilizzare a tutela dei beni archeologici e nel settore delle infrastrutture”.

La voglia di tornare in Italia è forte come quella di lavorare per costruire le condizioni che facciano rimanere nel Belpaese i giovani. Lo ha fatto Sandra Savaglio, ora all’università di Cosenza, perché “l’Italia prepara gli studenti e lo fa benissimo. Il fatto che la cultura sia accessibile a tutti è un grande risultato sociale, che ci invidiano tutti”. Lo vuole fare Antonio Nicaso. E lo sta facendo, ancora ad intermittenza, Federico Faggin. Al fisico inventore del microchip e padre del touch screen è andato il Premio Internazionale Magna Grecia 2019, realizzato dal maestro orafo Gerardo Sacco. Un premio, ha spiegato Foti “che abbiamo deciso di consegnare in Italia e di raddoppiare”. Una doppia consegna, durante la cena di gala di sabato 5 ottobre: Sandra Savaglio ha fatto da madrina a Faggin, Giuseppina Paterniti a Fulvio Lucisano, cui è stato consegnato il Riconoscimento Speciale alla Carriera.

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